E’ notizia fresca il fatto che UberPop, uno dei servizi di maggior successo messi a disposizione dalla società americana Uber, sia stato bloccato da una sentenza del Tribunale di Milano. Il servizio di noleggio di auto con conducente è stato fermato in quanto farebbe “concorrenza sleale” e violerebbe “la disciplina amministrativa che regola il settore taxi”.
Sul sito di UberPop, infatti, per gli aspiranti autisti è possibile candidarsi semplicemente inviando i documenti necessari per guidare. Una volta approvata la richiesta, ricevono direttamente sul loro smartphone l’app che permette di interagire coi clienti. Ebbene, per il Tribunale di Milano questo servizio non deve più essere erogato: Uber avrà 15 giorni per adeguarsi al provvedimento, dopo di che scatteranno 20mila euro di multa per ogni giorno di ritardo.
Secondo le associazioni di categoria dei tassisti, “L’effettivo vantaggio concorrenziale deriva dalla possibilità, per gli autisti di UberPop, di applicare tariffe sensibilmente minori rispetto a quelle del servizio pubblico, con sviamento indebito di clientela“. Secondo il giudice di Milano Claudio Marangoni, inoltre, questo servizio non è minimamente paragonabile al servizio di car sharing, poiché in quest’ultimo caso “l’autista non ha un interesse personale a raggiungere il luogo indicato dall’utente e, in assenza di alcuna richiesta, non darebbe luogo a tale spostamento”.
Erano stati i tassisti milanesi a ricorrere al tribunale, dopo mesi di proteste e di scioperi contro l’azienda americana, chiedendone esplicitamente l’oscuramento dell’app. “E’ una grande vittoria, e non l’abbiamo fatto solo per noi e il nostro lavoro, ma anche per la sicurezza degli utenti“, commenta Pietro Gagliardi, il responsabile sindacale per la categoria dei tassisti dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano.
Per la Codacons, invece, si tratta di un “danno enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini. È impensabile che un Paese moderno possa essere privato di sistemi innovativi come Uber, che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove possibilità introdotte dalla tecnologia. Così facendo si finisce per produrre un duplice danno al consumatore finale: da un lato una minore scelta sul fronte del servizio, dall’altro tariffe più elevate per effetto della minore concorrenza“.