Steve Jobs proibiva ai figli di usare i suoi device. Eccone il motivo

Oggi giorno le tecnologie avvolgono le nostre vite sin dalla più tenera infanzia. Pensate che ciò valga anche e, anzi, specialmente per i guru dell'Hi-tech? Sbagliatissimo. Steve Jobs, ad esempio, proibiva ai suoi piccoli di usare la sua tecnologia perché...

Steve Jobs proibiva ai figli di usare i suoi device. Eccone il motivo

Quando si pensa ai guru della tecnologia, si presuppone che le loro case siano circondate da ogni ben di Dio di tecnologia. Per alcuni di essi, magari è vero (ricordate Zuckerberg con la sua intelligenza artificiale domestica?), ma per tanti altri le cose non stanno assolutamente così. Steve Jobs, tanto per citarne uno, non voleva che i suoi figli usassero la sua tecnologia.

Parliamo di un’intervista pubblicata nel 2014 ma rilasciata al New York Times nel 2010 in occasione dell’esordio del primo iPad, il sottilissimo tablet della Apple. In quella circostanza al fondatore e Ceo di Apple venne chiesto quale fosse stata la reazione in famiglia al lancio di un tale prodotto: probabilmente tutti si aspettano un coro di “wow, è fighissimo”. E invece…

Dopo un istante, lasciando tutti di stucco, Steve rispose che no, in famiglia mica lo conoscevano l’iPad. Lui pensava che, nel suo contesto familiare, occorresse limitare l’accesso alla tecnologia da parte dei bambini. E si parlava della SUA tecnologia.

Lo stesso acerrimo rivale, Bill Gates, spiegò che da bambino divorava letteralmente i libri e le biografie e che il suo sogno era di fare lo scienziato, al massimo l’avvocato. Poi, alle superiori, conobbe la programmazione e, da allora, l’informatica gli divenne un’ossessione tale che, per imparare a programmare, saltava educazione fisica. Certo non sarà pentito di tutto, visto che è sull’informatica che ha basato la sua fortuna, tuttavia ancora oggi Gates è solito ripetere a Zuckerberg che internet NON salverà il mondo. Come dire, ci sono anche altre cose importanti.

La rassegna di guru hi-tech che sembrano voler proteggere i bambini dalla tecnologia è ancora lunga. Chris Anderson, direttore di Wired USA tra il 2001 ed il 2012, di fronte ai suoi pargoli che gli rimproveravano di esser troppo pignolo sulla tecnologia, spiegò che conosceva l’argomento, ne era stato “vittima”, e che – quindi – non voleva che ciò accadesse anche ai suoi figli.

Persino uno dei fondatori di Twitter, Evan Williams (e moglie), ha preferito che i figli avessero a che fare più con i libri che con le nuove tecnologie.

Cosa c’è dietro quest’atteggiamento? Snobismo tecnologico? Crisi di rigetto verso l’innovazione? Niente di tutto questo. Semplicemente tanto buon senso e, magari, qualche approfondita conoscenza sugli studi di settore. In particolare risulta che i bambini sotto i 10 anni siano molto sensibili alla tecnologia tanto da poter sviluppare facilmente una dipendenza nei suoi riguardi: per questo motivo i pediatri consigliano – per questo range di età – di limitare l’uso di tecnologia durante la settimana, favorendo altre attività, per poi concedere un premio hi-tech nel weekend. Ma senza strafare, al massimo 30 minuti – 2 ore.

Differente il discorso per gli adolescenti, dai 14 in su: per questa categoria di “utenza”, è consentito un maggior uso del computer e di internet durante la settimana purché sia destinato ad usi scolastici, per esempio per reperire materiale per le ricerche, o per elaborare presentazioni, etc.

E’ una lezione, questa, che un po’ tutti dovremmo saper cogliere. Spesso propiniamo la tecnologia ai nostri pargoli quando sono ancora piccoli perché faccia loro da tata, in nostra assenza, o per controllarli meglio. Eppure noi stessi facciamo parte di una generazione che è cresciuta, anzi, sopravvissuta lo stesso pur facendone a meno.

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