Quarant’anni fa moriva il mito Elvis Presley

Il 16 agosto del 1977 la morte di "The King" sconvolse il mondo intero. Il "Re del Rock and Roll", trovato agonizzante nella stanza da bagno della sua reggia di Memphis, venne trasportato in ospedale dove morì ufficialmente per un attacco cardiaco.

Quarant’anni fa moriva il mito Elvis Presley

Sono trascorsi 40 anni da quel 16 agosto 1977, giorno in cui veniva a mancare Elvis Aron Presley, uno dei più grandi miti di sempre della musica internazionale. A soli 42 anni, l’artista nato a Tupelo, città del Mississippi, veniva stroncato da un improvviso attacco di cuore. L’annuncio venne diffuso con la seguente stringata comunicazione: “Elvis left the building“.

Quello che per tutti era una leggenda poliedrica del mondo della musica e del cinema, con il passare degli anni si era lasciato andare ad una alimentazione disordinata e smodata. Imbolsito nell’aspetto e stressato dai ritmi frenetici dell’attività concertistica e cinematografica, cercava di reggere al meglio facendo ricorso ad un mix di farmaci, che oltre a renderlo dipendente, minavano negativamente la sua salute. Oltre a ciò anche la sua vita matrimoniale, i tradimenti, i lunghi periodi di assenza da casa, la depressione e i continui sbalzi d’umore, di certo non lo aiutavano nel tentativo di recuperare un’accettabile forma fisica.

Nonostante siano trascorsi 40 anni dalla sua morte, i suoi innumerevoli fan sono tuttora convinti che sia ancora vivo in qualche parte del mondo. Il primo “avvistamento” è avvenuto addirittura lo stesso giorno della morte, quando un testimone giurò di averlo visto comprare un biglietto per Buenos Aires. Ma non c’è da stupirsi, per un americano su cinque il “Re del Rock and Roll” non è affatto morto, ma ha semplicemente inscenato il suo decesso per sfuggire da una vita assai stressante, oppure dalla mafia.

Indifferentemente dalle innumerevoli ipotesi sulle cause della sua morte, “The King” rimarrà per tutti il ragazzo con il ciuffo che ancheggiava simulando le movenze di un amplesso. Per l’America puritana degli anni ’50, il suo modo di fare era ritenuto scandaloso, al limite dell’osceno.

Ma forse fu proprio questo suo atteggiamento ribelle e sovversivo a renderlo grande. La gente nel giro di poco tempo incominciò ad amarlo, assimilandolo ad una divinità da adorare fino alla follia. E ancora oggi in tanti lo rimpiangono, organizzando dei pellegrinaggi presso la sua dimora, un vero e proprio mausoleo del tutto pari ad un monumento nazionale.

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