Francesco Gabbani vince il Festival dei social dipendenti

Il giovane cantante toscano si aggiudica l'ultima edizione di Sanremo con una canzone piuttosto poco sanremese ma tutta di attualità, l'inciampo evolutivo in cui ci troviamo nostro malgrado.

Francesco Gabbani vince il Festival dei social dipendenti

Con Occidentali’s Karma Francesco Gabbani vince, al primo giro tra i big, il Festival di Sanremo 2017 dopo che nel 2016 si era classificato primo tra le giovani proposte con la canzone Amen.

Da campione in carica parteciperà quindi all’Eurovision Song Contest (o Eurofestival) che è il concorso canoro europeo ispirato proprio al festival nostrano che si tiene addirittura dal ’56.

Mai come quest’anno Sanremo ha avuto una connotazione “social” e ad approfittarne è stata soprattutto la Tim che ha associato il suo logo all’hashtag di Twitter #Sanremo2017. Mentre la mossa dell’organizzazione è stata quella di nominare,
tra i personaggi della giuria del voto di qualità, tale Greta Menchi che fa appunto del web il suo regno; infatti il suo vlog è seguitissimo (soprattutto dalle teenager) dove tiene importanti monologhi sullo shopping, sulle cerette o le feste con le amiche.

La cosa che invece più la avvicina al mondo della musica è il gossip con Fedez: amica? Ex? Non lo sappiamo, e ce ne importa il giusto, quello che ci lascia perplessi è come sia arrivata a sedere accanto a gente come Giorgio Moroder e Morricone figlio, anche lui direttore d’orchestra, facendo in modo che il suo voto valesse come quello dei sopracitati signori.
Presto detto: tutta strategia d’ascolti quella di usare la Menchi, il suo nome infatti avrà portato senza dubbio i voti e le attenzioni per il festival, di tanti giovanissimi i quali, magari, sentendo parlare solo di Al Bano e Fiorella Mannoia non avrebbero seguito più di tanto Sanremo.

E forse è stata proprio la lobby dei social a decretare la vittoria di Gabbani, perchè lui è (per gli standard sanremesi) giovane, cool, veste colorato, si muove bene, ha un sorriso che buca lo schermo.
D’altronde è proprio al mondo dei social dipendenti che il testo di Gabbani è in parte rivolto. Questa generazione di millenials (e non solo) vive per e sui social la quasi totalità della giornata e solo all’interno di quella gabbia 2×3 pare sentirsi e avere conferma d’esser viva, essere o non essere, se ti fai vedere sui social sei vivo, se non ci sei non esisti.

Ma il binomio essere/non essere è solo la base filosofica dell’abitante del web, esso si esalta ed emerge solo quando dice la sua abusando però della libertà d’opinione: più dici più ci sei, allora perché non dire qualcosa su tutto e tutti? Da selfisti anonimi a celebri tuttologi del web il passo è breve. Ma a ben guardare è un passo indietro nell’evoluzione, anzi un inciampo, siamo intelligenti sì ma perché obbligarsi all’omologazione delle mode del tutti fanno, tutti dicono, perché seguiamo come animali tendenze e gruppi di persone tutte uguali?

Perché fondamentalmente siamo proprio delle scimmie, nude per l’esattezza; è cosi che l’antropologo Desmond Morris definì l’uomo, cioè per quello che è: una semplice scimmia senza peli, un primate qualsiasi che si è evoluto ma che però continua a seguire, soprattutto nella vita sessuale e sociale, quei modelli comportamentali propri dei suoi antenati pelosi.

Ecco quindi Francesco che balla con il suo avo scimmiesco e tutti lì a domandarsi cosa c’entri quel teatrino con Sanremo, ma quelli siamo noi, è il nostro ritratto. D’altronde quando il saggio (Gabbani) indica il problema evolutivo, lo stolto guarda la scimmia.

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