L’11 gennaio rimarrà un giorno nero nel mondo della musica: oltre alla prematura morte di David Bowie all’età di 69 anni, notizia di oggi, esattamente 17 anni fa ci lasciava uno dei più grandi cantautori, musicanti e poeti italiani dell’ultimo secolo, Fabrizio de André, a soli 58 anni di età.
Simbolo di un’intera generazione, Fabrizio de André ci ha lasciato in eredità ben 13 album tutti da ascoltare e un numero indefinibile di canzoni che suscitano, anche a distanza di tanti anni, emozioni così forti da riuscire a colpirci dritte al cuore per l’incredibile potenza espressiva e capacità di usare figure e situazioni semplici della vita quotidiana per raccontarci la ricchezza morale che si cela dietro di esse. Album come “Storia di un impiegato” o l’innovativo “Creuza de ma” rimarranno per sempre impresse tra le pagine della musica italiana, per il loro impegno sociale, la loro voglia di raccontare la realtà di quei tempi e la qualità genuina della parte musicale delle canzoni.
Ovviamente, anche il figlio di Fabrizio de André, Cristiano de André, ha voluto commemorare la scomparsa del padre avvenuta nel 1999, tramite un post sui social network con la foto in bianco e nero che lo ritrae da bambino tra le braccia del padre, con la didascalia “Perché poi c’è l’amore, a volte troppo lontano, a volte troppo vicino“.
Il ricordo di quello che forse è il più grande cantautore italiano è stato condiviso da numerose persone del mondo della musica, della stampa e dello spettacolo, tra cui spiccano Antonello Venditti e Marco Ansaldo. Inoltre nella giorna di oggi, alle ore 20, è stato organizzato in Piazza Duomo di Milano un concerto per celebrare l’artista scomparso, per cui si prevede un’affluenza di oltre 3000 partecipanti, simbolo di quanto il popolo Italiano sia legato alla musica e alle parole di Fabrizio de André.