Presto si farà coppia, in tutti i sensi, con un robot di nome Roxxxy?!

Secondo Doug Hines, CEO di True Companion, siamo pronti perchè dei robot soddisfino quelle che sono le inevase esigenze sessuali e relazionali di persone che non hanno o che hanno perso il loro partner. Il primo prototipo? Ha già un nome: Roxxxy.

Presto si farà coppia, in tutti i sensi, con un robot di nome Roxxxy?!

Il settore del sesso è sempre stato trainante nel mondo tecnologico: qualcuno ha, persino, sostenuto che il miglioramento (e la diffusione) delle reti Internet sia nato proprio per colmare i bisogni osé delle persone.  Non sappiamo quanto ciò sia vero ma indubbiamente sesso e tecnologia sembrano destinati a legarsi sempre più intimamente.

L’elettronica nei sexy toys è ormai una realtà (basti vedere le realizzazioni di Abyss Creations) e presto si potrà persino parlare di robot del sesso.

L’iniziativa, mirante a creare i primi operatori robotici del sesso, è della True Companion ed ha già un prototipo iper-richiesto ma nient’affatto economico (7000 dollari): “Roxxxy”.

Nell’idea di Douglas Hines, CEO dell’azienda in questione, Roxxxy dovrebbe essere un robot intelligente in grado di parlare con l’utente finale e di capire ciò che gli piace o che non ama. Terminata la fase di apprendimento, Roxxxy potrebbe soddisfare il suo partner umano in modi certo sessuali ma che non si riducono al solo atto sessuale (importante ma non unico in una vita di coppia): l’automa, infatti, dovrebbe anche interagire e socializzare con la sua metà in carne ed ossa.

La finalità, conclude Hines, sarebbe NON quella di sostituire il proprio partner ma quella di soddisfare i bisogni di chi ha perso il partner, o di chi – per disabilità – non può avere una normale vita intima (a tal proposito si parla già ora di assistenti sessuali umane). Roxxxy, poi, potrebbe anche venire incontro alle esigenze di coloro, e sono sempre di più, che hanno serie difficoltà relazionali. 

Insomma, il mercato c’è e per alcuni versi ha anche delle ricadute pratiche non disprezzabili. Tuttavia, come ogni invenzione che si rispetti, Roxxxy potrebbe avere anche delle ripercussioni per così dire…”etiche”. A parlarne è la dottoressa Kathleen Richardson che insegna “roboetica” all’Università “De Montfort” di Leicester (UK).

Secondo la Richardson che, non per nulla, si auspica che chi sviluppa robotica smetta di fornire codice, hardware ed idee all’utilizzo sessuale, l’utilizzo di automi in ambito sessuale potrebbe essere molto dannoso per i rapporti tra uomo e donna, uomo ed uomo, donna e donna, adulti e bambini perché favorirebbe il consolidarsi di determinati stereotipi sociali sui ruoli dei sessi e perché trasmetterebbe l’erronea idea che il sesso si riduca ad un atto fisico.

E voi? Da che parte state in questa faccenda? Siete con chi vede solo ricadute positive, o con chi vede anche le implicazioni etiche nella creazione della prostituzione robotica? 

Continua a leggere su Fidelity News