Lo strofinio degli abiti alimenterà le future tecnologie indossabili

Le tecnologie indossabili si stanno arricchendo di sempre maggiori funzionalità e componenti elettroniche. Questo ha portato al problema della loro autonomia operativa: la soluzione potrebbe venire da una ricerche sfrutta il movimento per generare energia.

Lo strofinio degli abiti alimenterà le future tecnologie indossabili

Il limite maggiore delle tecnologie indossabili è che, pur annoverando sempre più funzionalità, sono assai limitate dal punto di vista dell’autonomia. Una ricerca cinese, tuttavia, potrebbe aver scoperto la strada per risolvere questo problema: usare il movimento ed il gesticolio del corpo umano per ricaricare i computer indossabili. 

Oramai stiamo passando dai gadget indossabili, come smartwatch e fitness band, a veri e propri indumenti smart: questi ultimi sono dotati di LED, di sensori per monitorare i parametri fisici (es. pedometro nei calzini o nelle scarpe, sensore ECG e monitor per la temperatura nella t-shirt o nella tuta), e di veri e propri microprocessori per elaborare i dati raccolti. Tutta circuiteria che richiede energia, un’esigenza – quest’ultima – nient’affatto facile da soddisfare considerati i limiti delle attuali power unit (rigidità, ingombro, e scarsa densità energetica).

La soluzione, a questi limiti tecnologici, tuttavia potrebbe essere più vicina di quanto si pensi. Di recente, infatti, sulla rivista “Science Advances” è stata pubblicata una ricerca del professor Fang Yi, dell’Università di Scienze e Tecnologia di Pechino, secondo la quale si potrebbe sfruttare il movimento del corpo umano (compresi i gesticolii) per generare l’energia necessaria ai microcomputer indossabili.

Quello cui deve aver pensato Fang Yi è molto semplice. Il corpo umano si muove sempre, sia per spostarci che per comunicare: basterebbe trovare il modo di trasformare questo costante movimento in energia per disporre di una fonte energetica di lunga durata per i wearable device che si indossano. Trovata la fonte, è stato necessario individuare il metodo per convertire il movimento in energia: si è optato per il fenomeno delle cariche elettrostatiche che si generano quando il tessuto va a strofinarsi, causa il movimento, contro la pelle del corpo. In sostanza, si utilizzano quelle stesse cariche che si generano quando strofiniamo una barra di vetro con un panno o una stoffa.

A questo punto, negli esperimenti condotti da Yi, si è pensato di introdurre, sia nei tessuti degli abiti che in semplici braccialetti, i materiali idonei a ricavare energia dallo strofinio e, grazie al miglioramento della tecnologia nota come “nanogenerazione triboelettrica”, si sono ottenuti dei risultati piuttosto positivi: in particolare, con una striscia di stoffa quanto quella che si può usare in un braccialetto, si è ottenuta energia sufficiente ad alimentare qualcosa come 80 LED. Mica male!

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