Riccardo Scamarcio accusa: "Ignorato perché racconto storie scomode"

L'attore Riccardo Scamarcio ha parlato dello scarso successo al botteghino del suo ultimo film "Pericle il nero", spiegando che in Italia il pubblico non è pronto per film impegnati.

Riccardo Scamarcio accusa: "Ignorato perché racconto storie scomode"

Riccardo Scamarcio non ci sta, e lancia una frecciatina ai cinefili italiani, colpevoli di essere ancora troppo immaturi per poter apprezzare quelle che l’attore ha definito “storie scomode“. Il contesto delle sconfortate dichiarazioni di Scamarcio è un’intervista in merito a “Pericle il nero“, l’ultimo film che l’ha visto protagonista, rivelatosi un flop al botteghino.

Sapevamo che non era un film per tutti, ma bisogna anche saper osare, senza accontentarsi del cinema consolatorio e rassicurante” ha spiegato l’attore, bacchettando così gli italiani sin troppo dediti a cinepanettoni, commedie leggere e film romantici per poter apprezzare una pellicola più torbida e disturbante.

Ci sono tanti generi di cinema – ha continuato Riccardo Scamarcioed è giusto che esistano tutti. Prendiamo atto che il cinema consolatorio e rassicurante piace a molti, ma talvolta bisogna anche creare qualcosa di scomodo“. La star del cinema nostrano è infatti salita alla ribalta proprio grazie a prodotti leggeri come “Tre metri sopra il cielo” e “Manuale d’amore 2“, e non rinnega affatto il suo passato.

Ma d’altro canto, il 36enne ha dimostrato di sapersi destreggiare anche in pellicole certamente meno banali come “Il grande sogno“, “La prima linea” o “Polisse“, vincitore del Premio della giuria al 64° Festival di Cannes. Ed è proprio dalla Francia che Riccardo Scamarcio riparte, grazie alla partecipazione – sempre a Cannes, sezione “Un Certain Regard” – della sua ultima fatica.

Al di là delle Alpi, l’attore ha dichiarato di avere avvertito “Curiosità e interesse intorno al film. I selezionatori della sezione sono gli stessi del concorso principale, ed il fatto che sia piaciuto a loro ci restituisce una grande soddisfazione“. Perché un lavoro durato tre anni non può essere gettato nella spazzatura in tre giorni di botteghino, ha sottolineato Riccardo Scamarcio.

A maggior ragione se la giuria deputata a dare il responso è rappresentata, in maggioranza, da quegli stessi spettatori italiani assuefatti da cinepanettoni, insipidi dilemmi adolescenziali e blandi romanzetti d’amore.

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