L’esagerato entusiasmo per il musical La La Land

La La Land, il musical con Emma Stone e Ryan Gosling, sta facendo parlare molto di sé: candidato a ben 14 premi Oscar ha creato l'aspettativa di un colossal ma - forse - non è semplicemente un normalissimo musical?

L’esagerato entusiasmo per il musical La La Land

La notizia delle sue 14 candidature agli Oscar ci ha fatto subito pensare che ci saremmo trovati di fronte ad un colossal: troppe nomination per un musical qualsiasi; ma è davvero così tanto geniale da meritarsi tutti questi premi?

La La Land è la storia, un po’ turbolenta, di due aspiranti artisti alla ricerca del successo in una Hollywood dove tutto dovrebbe essere possibile ma non facile. Aspirante attrice lei, pianista maniaco del jazz lui, si trovano, si prendono,si perdono, in una trama piuttosto debole a volte scontata.

Poco possono risolvere i due nomi altisonanti di Emma Stone e Ryan Gosling, lei decisamente più credibile di lui nella recitazione perché il ruolo della ragazza semplice, impacciata e sognatrice le calza a pennello, mentre Gosling si riduce ad una monoespressioneda piacione ben vestito che pare basti a se stesso.

Ok, è un musical, quindi giudichiamoli dalla voce e dai balletti: anche qui la Stone batte Gosling; la voce originale dell’attrice è decisamente migliore di quella che le è stata assegnata nel doppiaggio (ovvio, è la sua) ma sopratutto è intonata il giusto e non sfigura. Canto di Gosling risulta appena sufficiente. Almeno le scene dei balletti sono piacevoli, risultano reali, non perfetti, bensì naturali nelle loro piccole imperfezioni che non fanno il verso a Fred & Ginger anzi, rendono loro omaggio.

Ma un musical andrebbe giudicato sopratutto dalla musica! vero. Le musiche originali non sono niente male, melodiose ed incalzanti mentre nei balletti ci sono citazioni di musical passati ma di jazz sembra essercene poco, messo in secondo piano dall’insistenza della vera hit: City of Stars. E come se non bastasse arriva anche John Legend, con la sua Start a Fire, a metterle tutte in secondo piano: ubi maior.

Un disastro allora? No, dai. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.
La La Land rimarrà sicuramente impresso per l’uso sapiente dei lunghi piani sequenza, che rendono i balletti ancora più dinamici e coinvolgenti; le inquadrature a campo lungo che fanno tanto cinema d’epoca, mondo al quale La La Land sente un po’ di appartenere colorando per esempio certe scene di pastello. I colori infatti la fanno da padroni in tutta la pellicola: contrasti cromatici, poi tenui, poi accesi, si sposano pefettamente con la fotografia così scenografica, artistica e urbana a seconda della scena, che finisce per soddisfare gli occhi.

Ebbene quindi, direi che 3 Oscar per Miglior Fotografia, Migliori Scenografie e Costumi possano bastare! Non esageriamo.

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