"Museo della follia. Da Goya a Bacon" a Salò

"Museo della follia. Da Goya a Bacon", mostra curata da Vittorio Sgarbi dall'11 marzo al 19 novembre, espone i capolavori di alcuni geni della pittura internazionale come Goya e Basquiat accomunati dalla malattia mentale che ha segnato le loro vite.

"Museo della follia. Da Goya a Bacon" a Salò

La mostra “Museo della Follia. Da Goya a Bacon”, curata da Vittorio Sgarbi, è allestita al “MuSa” di Salò. In mostra, alcuni capolavori dei maestri della storia dell’arte internazionale, come Francisco Goya, Antonio Mancini, Francis Bacon e Jean-Michel Basquiat.

Gli artisti segnati dalla pazzia rappresentano le visioni interiori, la realtà filtrata da una lente soggettiva, esclusiva. Il rapporto con la realtà è inevitabilmente dissimile, le informazioni sensoriali, unite all’immaginifico onirico, edificano un mondo parallelo. L’arte amplifica il tangibile, creando un canale mentale ricco di nuove esperienze. Il sistema nervoso dell’artista, al momento della creazione dell’opera d’arte, è iperstimolato, perso nell’eccitazione muta in colori e forme la propria anima.

La relazione tra creatività e follia è un enigma che affascina l’uomo occidentale da secoli. Nel canone aristotelico la Problemata XXX, Aristotele si chiede perchè gli uomini straordinari siano accomunati da un temperamento “melanconico” identificabile con la psicosi maniaco-depressiva.

Durante il Romanticismo si riteneva che la passione irrefrenabile, tormentata, fosse in grado di alimentare, in contemporanea, il furore creativo e la vessazione della follia: genialità e follia vengono identificate come fondamentali nel processo creativo.

Durante il Positivismo, la relazione tra genialità e follia viene scandagliata scientificamente. Cesare Lombroso, padre della moderna criminologia, giunse a conclusioni innovative: genio e criminale sono similari, devianti rispetto al comune. La tendenza all’eccesso e ad uscire dai canoni avrebbe base ereditaria e spiegherebbe il ricorrere, nelle medesime famiglie, di personalità bizzarre. 

Francisco Goya (1746-1828) fu affetto da un’encefalopatia, dovuta ad intossicazione da piombo, elemento allora presente nei pigmenti di vari colori, che gli causò sordità e alterazione della personalità. Le “Pitture Nere” sono opere cariche di angoscia e ansia, figure mostruose, da incubo, residenti nella sua mente.

La vita privata di Francis Bacon (1909 – 1992) e la sue opere sono sempre state in simbiosi. A sedici anni venne mandato via da casa dal padre violento che lo colse vestito da donna. Per sopravvivere prese a concedersi a uomini facoltosi tra cui un collega del padre, tale Harbourt-Smith, allenatore di cavalli, riuscendo ad entrare nell’ambiente aristocratico parigino e londinese.

Le sue relazioni sono state estremamente travagliate: due fidanzati morirono suicidi il giorno prima di due retrospettive, alla Tate e al Grand Palais, il pilota Peter Lacy e il ladro dell’East End George Dyer. L’amore assoluto della sua vita fu George, una passione distruttiva, masochista, crudele, che disintegrò l’equilibrio psichico di Bacon. Il disagio mentale, esistenziale, nei suoi celebri ritratti disorti, smenbrati, in espressioni orrorifiche, deformi, sofferenti, allucinate sono anche il prodotto dell’emozioni scaturite dalla relazione con Dyer.

Jean Michel Basquiat (1960-1988) ha percorso la sua breve esistenza intensamente. La personalità autodistruttiva venne incrementata dagli eccessi scaturiti dalla prematura celebrità, dall’uso di sostanze, dalla tossicodipendenza che lo porteranno a soffrire di frequenti disturbi psichici. La paranoia gli farà credere di essere sfruttato dai commercianti d’arte e da Andy Warhol. Una personalità in profondo conflitto con se stessa, incapace di gestire il proprio genio, con problemi d’identità all’ombra dell’amicizia con Andy Warhol

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