Uno dei colossi dell’industria farmaceutica globale, Pfizer, è di nuovo sotto i riflettori per un tema scottante che promette di riaccendere il dibattito sull’intera gestione della pandemia. Dai cosiddetti Pfizer Papers, una raccolta di documenti interni resi pubblici dopo una lunga battaglia legale e ora depositati anche al Senato statunitense, emergono accuse pesanti: la società avrebbe fornito alla Food and Drug Administration (FDA) dati falsati riguardanti i decessi registrati durante i trial clinici del vaccino anti Covid Comirnaty, con il preciso intento di ottenere più velocemente l’autorizzazione all’immissione sul mercato.
In particolare, nei report presentati a novembre 2020 alla FDA per ottenere l’autorizzazione d’emergenza (EUA), Pfizer avrebbe dichiarato un numero di decessi doppio nel gruppo placebo rispetto a quello dei vaccinati: 4 decessi contro 2. Tuttavia, la realtà documentata rivela un quadro ben diverso. Due decessi avvenuti nel gruppo dei vaccinati – due donne rispettivamente di 63 e 58 anni – non vennero inizialmente inclusi nella documentazione consegnata alle autorità.
I loro decessi, avvenuti prima del 14 novembre 2020, furono registrati nel database con ritardi di 26 e 37 giorni, quindi dopo la consegna ufficiale dei dati. Ma la questione non si ferma qui.
Gli stessi documenti evidenziano un totale di 38 decessi ufficialmente riconosciuti durante la sperimentazione, ma il numero reale potrebbe salire a 222, tenendo conto dei soggetti definiti come “Lost to follow-up“, ovvero scomparsi dal monitoraggio clinico senza ulteriori aggiornamenti sul loro stato di salute.
Ben 395 partecipanti, di cui 203 nelle prime 20 settimane, non sono stati più rintracciati. Tra questi, 99 appartenevano al gruppo dei vaccinati. Non si conosce il loro destino, e ciò getta ombre sulla trasparenza dei dati forniti e sulla sicurezza reale del vaccino. I documenti rivelano inoltre che, superata la ventesima settimana, i decessi nel gruppo placebo si sono stabilizzati, mentre nel gruppo vaccinato hanno continuato ad aumentare, evidenziando un tasso di mortalità superiore del 3,7 rispetto ai non vaccinati, con particolare incidenza su eventi cardiovascolari.
Ciò che sconcerta maggiormente è che questi documenti erano già in possesso delle autorità sanitarie internazionali dal 2021. Eppure, nessun provvedimento è stato preso nei confronti di Pfizer. L’Unione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, ha mantenuto segrete le clausole contrattuali di salvaguardia firmate con l’azienda, mentre in molti Paesi – Italia compresa – la narrativa ufficiale non è mai stata messa in discussione, continuando a promuovere il vaccino come sicuro ed efficace.