Papà Simoncelli racconta il presagio prima della morte del Sic: "Devo fermare Marco"

Paolo, il papà di Simoncelli, a 10 anni dalla morte del figlio, racconta un ricordo che fa venire i brividi: "Quell'asciugamano alla rovescia sulla testa di Marco è l'unico rimpianto della mia vita".

Papà Simoncelli racconta il presagio prima della morte del Sic: "Devo fermare Marco"

Lo scorso sabato è stato il decennale della morte di Marco Simoncelli, scomparso a Sepang tragicamente durante il maledetto secondo giro del GP di Malesia del 2011.

Oggi il Sic avrebbe 34 anni e sarebbe probabilmente ancora in sella ad una moto, fianco a fianco col suo grande amico Valentino Rossi. “A volte lo sogno ed è una sensazione davvero bella”, ha dichiarato, qualche giorno fa, il pilota di Tavullia.

Il racconto da brividi di papà Paolo

Papà Paolo, in tutti questi anni, ha tenuto vivo il ricordo di suo figlio Marco, con la fondazione intitolata al Sic e con il team di Moto3 che dirige, la SIC58 Squadra Corse. Il 58, per chi non lo sapesse, era il numero di Marco e che riaffiora oggi nelle parole del padre del pilota in un ricordo che fa venire i brividi.

Nella memoria di Paolo Simoncelli, quel numero è rovesciato, come si vede nell’immagine dell’articolo. Il numero 58 stampato su un asciugamano posto sul capo di Marco sulla griglia di partenza del GP di Malesia è rovesciato. A Sepang quel maledetto giorno faceva caldissimo e l’asciugamano bagnato era il modo per trovare refrigerio.

Mancava pochissimo alla partenza della corsa. Paolo vide quell’immagine e sentì come un presagio, ossia che qualcosa non era come doveva essere. Il suo racconto da pelle d’oca è affidato a Sky, che lo ha intervistato. Il papà del Sic ha dichiarato: “È l’unico rimpianto della mia vita, non avergli fatto girare quell’asciugamano. Ogni volta che guardo quell’immagine, mi fa male”.

Paolo è arrivato nel box con quell’asciugamano, posandolo dove lo metteva di solito ma gli è caduto per terra insieme ad altre cose che aveva in mano. Allora ha preso il motorino per andare lungo la pista a vedere la gara e, nel varcare il cancello, gli è arrivato addosso un vento gelato che “sapeva di morte”, al punto che si è detto: “Devo andare a fermare Marco“. Mancava un solo minuto all’inizio della gara e non c’era più tempo.

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