Montezemolo sul suo periodo in Ferrari: “Il mio rimpianto è Ayrton Senna”

In un’intervista rilasciata a Sky, l’ex presidente della Ferrari ha svelato di rimpiangere tutto della Rossa, ma in particolar modo di non essere riuscito a portare a Maranello un asso indimenticabile dell’automobilismo come Ayrton Senna.

Montezemolo sul suo periodo in Ferrari: “Il mio rimpianto è Ayrton Senna”

Avendo ricoperto per molti anni il ruolo di responsabile della Squadra Corse e poi di presidente, Luca Cordero di Montezemolo continua ad essere una delle figure più importanti della storia della Ferrari. Pochi come lui conoscono la filosofia, la passione e le emozioni che sprigiona un marchio che non ha eguali al mondo.

Oggi, pur avendo smesso di essere un uomo al servizio della Rossa, il 72enne manager bolognese rimane indissolubilmente legato al Cavallino Rampante. Intervenuto nel corso di #CasaSkySport, il dirigente non ha nascosto di nutrire nostalgia per gli anni trascorsi a Maranello. “Della Ferrari rimpiango tutto, le persone e i rapporti che si erano creati” ha esordito ricordando le prime vittorie raccolte grazie a Niki Lauda, ma soprattutto i 19 campionati tra titoli piloti e costruttori conquistati durante la sua esperienza in Ferrari.

Pur avendo vinto in lungo e in largo durante l’era Schumacher, Luca Cordero di Montezemolo si rattrista per non aver potuto concretizzare un grande sogno. “Il mio rimpianto è Ayrton Senna” ha dichiarato riavvolgendo il nastro dei ricordi al 1994, l’anno in cui il brasiliano morì durante il Gran Premio di San Marino. “Venne da me a Bologna il mercoledì prima della tragedia di Imola. Mi disse che voleva a tutti i costi venire a correre in Ferrari e che voleva liberarsi dalla Williams”.

Come noto, quell’incontro non ebbe mai modo di concretizzarsi. Il tragico incidente alla curva del Tamburello impedì al tre volte campione del mondo di poter arrivare a Maranello. La Ferrari concentrò quindi le attenzioni su Michael Schumacher, l’astro nascente dell’allora Formula 1 che sposò il progetto Ferrari a partire dalla stagione 1996.

A questo punto a chi gli ha fatto notare che se il brasiliano non fosse morto, la Ferrari avrebbe anche potuto schierare due grandi piloti come Senna e Schumacher, Montezemolo ha categoricamente smentito che avremmo mai potuto assistere ad un dream-team di tale spessore. Dal suo punto di vista, una simile operazione sarebbe stata nient’altro che un colpo di teatro con il quale darsi la zappa sui piedi. “Con due stelle di quel livello assieme non vinci” ha concluso dando tacitamente credito alla scelta di affiancare al tedesco una seconda guida come Rubens Barrichello.

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