La penultima tappa del campionato 2020 di Formula 1 non ha certo annoiato gli appassionati di questa disciplina, che con Lewis Hamilton fuori gioco per positività al Covid-19, hanno potuto assistere ad una gara decisamente diversa dal solito.
Oltre a passare alla storia per essere stata la prima corsa vinta da Sergio Perez, quella andata in scena a Sakhir è stata una domenica che ha innescato non pochi spunti di riflessione. Mentre tutti puntavano gli occhi su Max Verstappen, il favorito per la vittoria, a dominare la scena è stato George Russell, il pilota che ha sostituito il connazionale vincitore di ben sette titoli mondiali.
La performance del giovane pilota della Williams ha impressionato non solo i fan, ma anche gli addetti ai lavori. A vederlo guidare, in molti hanno creduto che seduto all’intero della Mercedes non ci fosse l’ex compagno di squadra di Robert Kubica, ma il Re Nero in persona. Solo la sfortuna e una serie di errori commessi dal box, lo hanno privato di un successo che avrebbe potuto cogliere alla stessa stregua degli oltre 90 conquistati da Lewis Hamilton.
Alla luce di quanto visto, se un pilota seppur talentuoso come George Russell – che fino ad oggi non aveva mai raccolto un punto mondiale – è stato in grado di eguagliare le prestazioni di Lewis Hamilton, mettendo in ombra Valtteri Bottas che guida la stessa monoposto da quattro stagioni, in molti hanno iniziato a domandarsi quanto sia davvero forte The Hammer. Se un giovane che ha la stoffa per affermarsi, è in grado di ripetere i risultati del pilota più vincente della storia, quanto sarebbe stata stellare la carriera di Lewis Hamilton se non avesse avuto tra le mani la stratosferica Mercedes?
È chiaro che ad un simile quesito è assai difficile rispondere, anzi, chi se lo pone rimarrà probabilmente per sempre con il dubbio. Certo è che l’inaspettata assenza di Lewis Hamilton ha rimesso un po’ tutto in discussione, spogliando il campione di parte di quell’aurea di divinità che lo ha contraddistinto nelle ultime stagioni. Quello che fino ad oggi è stato osannato come il pilota inarrivabile che nell’era turbo-ibrida ha steccato solo nel 2016 – quando a vincere il titolo fu l’acerrimo compagno di squadra Nico Rosberg – sarebbe quindi più umano rispetto a quello che l’ambiente e la stessa stampa vuole spesso far credere.