Briatore e l’ingaggio di Schumacher del 1991: “In molti erano dubbiosi”

Flavio Briatore torna a parlare dei retroscena legati all’arrivo di Michael Schumacher in Formula 1. Nel 1991 in molti nutrivano seri dubbi su quel tedesco che nel giro di quindici anni riuscì però a diventare il pilota più titolato del Circus

Briatore e l’ingaggio di Schumacher del 1991: “In molti erano dubbiosi”

L’avventura di Flavio Briatore in Formula 1 è legata sicuramente a due grandi piloti degli ultimi anni: Michael Schumacher e Fernando Alonso. Proprio in merito al primo pilota, il manager di Verzuolo ha voluto ribadire quali fossero le perplessità dell’ambiente all’arrivo di un perfetto sconosciuto. 

Al suo terzo anno al timone del team Benetton, Briatore rimase folgorato dalla bravura di Michael Schumacher, pilota tedesco che esordì ufficialmente con la Jordan il 25 agosto 1991.

Schumacher e la scelta di Briatore

Quella irlandese era di fatto la squadra rivelazione della stagione, ma in prossimità del Gran Premio del Belgio si trovò nella necessità di sostituire Bertrand Gachot. Il belga venne infatti arrestato a Londra, per via di un litigio con un taxista sorto a seguito di incidente automobilistico. Il pilota per difendersi utilizzò uno spray urticante, in Inghilterra considerato illegale oltre che del tutto parificabile ad un’arma.

Schumacher era uno dei tre o quattro piloti che avevo nella mia lista. C’era Wendlinger, c’era Frentzen, e c’era anche Schumacher. Di Michael mi affascinava il cognome, io sono appassionato di calcio, e Schumacher era il portiere della Germania” ha ammesso l’imprenditore piemontese.

Nel momento in cui Eddie Jordan rimase senza un pilota, Briatore non ebbe dubbi a consigliargli il kaiser di Kerpen. L’irlandese non era però molto convinto del suggerimento. “No, è troppo giovane. Viene da vetture troppo diverse”. In effetti Schumacher si stava mettendo in luce nel Campionato del Mondo Sport Prototipi, da qui scommettere su di lui poteva sembrare un azzardo di dimensioni colossali.

Nonostante i dubbi, Eddie Jordan decise di cogliere il consiglio di Briatore. Schumacher lo ripagò con un sorprendente settimo posto in qualifica, ma in gara, a seguito di alcune noie meccaniche, non riuscì a percorrere più di un centinaio di metri; per Briatore tutto ciò era più che sufficiente per volerlo a tutti i costi in Benetton.

Sfruttando la mancanza di un vero e proprio contratto con la squadra irlandese, il manager riuscì a chiudere l’accordo con il tedesco. Il suo arrivo scompigliò le carte. Roberto Moreno e Nelson Piquet non accettarono di buon grado il suo arrivo in squadra. “Anche Senna era contro di me, sempre perché Moreno era brasiliano. Bernie Ecclestone non aveva idea di chi fosse Michael Schumacher. Nessuno era convinto della scelta di Michael, mi dicevano che era troppo giovane, troppo questo, troppo quello. Io ero molto determinato, tutti erano dubbiosi”.

Briatore fu però irremovibile. “Dissi a Luciano Benetton che averlo in squadra era l’unico modo per noi di vincere un campionato”. E Il team manager venne presto ripagato. Nel giro di tre anni Schumacher riuscì ad aggiudicarsi il campionato. Nel 1995 arrivò addirittura il bis mondiale, che lo consacrò come il pilota più forte della sua generazione. L’arrivo in Ferrari fu visto come un passo del tutto scontato, indispensabile per far rinascere una squadra che dopo Prost era sprofondata in una drammatica crisi di risultati.

Ma Briatore oltre a ricordare lo scetticismo iniziale, non nasconde nemmeno la meticolosità nel suo lavoro e l’attenzione posta alla preparazione fisica. Fu per questa ragione che venne costruita una palestra per lui in fabbrica. “La mia relazione con lui era super” anche perché come da lui stesso ricordato, Michael era uno che non mollava mai, e che con ostinazione cercava di risolvere con gli ingegneri il più banale dei problemi della sua monoposto. E c’è da aggiungere che se non fosse stato così, difficilmente avrebbe potuto vincere sette campionati del mondo.

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