Abruzzo, dazi sul caffè, scatta l’allarme: "Al bar rischia di costare almeno 1,50 euro"

A intervenire sull’allarme legato all’aumento dei dazi sul caffè è Nicola Di Nisio, amministratore delegato della Caffè Mokambo, storica azienda abruzzese del settore

Abruzzo,  dazi sul caffè, scatta l’allarme: "Al bar rischia di costare almeno 1,50 euro"

PESCARA – «I dazi sono soltanto l’ultimo colpo che la nostra filiera ha subìto in questi anni. Se mi chiede una previsione, le dico che il caffè al bar arriverà a costare almeno 1,50 euro». A lanciare l’allarme è Nicola Di Nisio, presidente del consiglio d’amministrazione di Caffè Mokambo, storica azienda abruzzese con sede a Chieti che, nel tempo, si è ritagliata un ruolo da protagonista nel mercato nazionale ed estero del caffè. Oggi Mokambo esporta in diversi Paesi, tra cui Spagna, Francia, Germania, Inghilterra e, soprattutto, Stati Uniti: ed è proprio qui che si gioca una partita delicata. Dal primo agosto, infatti, rischiano di entrare in vigore nuovi dazi doganali fino al 30% imposti dall’amministrazione Trump, a meno che non venga trovato un accordo tra Washington e l’Unione europea. «Sarebbe una mazzata per tutto l’export europeo spiega Di Nisio ma voglio restare ottimista: Trump è uno che ama minacciare, molto più di quanto poi morda davvero».

Una storia tutta abruzzese

Mokambo nasce proprio in Abruzzo, terra che solitamente non viene associata alla cultura del caffè. Eppure, la famiglia Di Nisio ha trasformato un’intuizione in una realtà imprenditoriale consolidata. «Tutto è nato dall’esperienza di mio padre e di suo fratello, che da baristi hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco. Hanno intuito che poteva essere un settore su cui investire. È stata una scommessa vincente: oggi abbiamo oltre cinquanta dipendenti e lavoriamo ogni giorno per crescere ancora».

Origini e rincari

La materia prima arriva da Paesi diversi: «Importiamo soprattutto da Brasile, Costa Rica, India, Indonesia e, in parte, Vietnam. Ma proprio il Brasile è tra gli Stati colpiti dai dazi americani e ciò potrebbe provocare un effetto domino sul prezzo della materia prima e, a catena, su tutta la filiera». Una situazione che preoccupa, ma non sorprende: «I dazi fanno paura continua Di Nisio ma il problema è più ampio. Veniamo da anni durissimi: il Covid ha stravolto il settore, il prezzo della robusta è quadruplicato, passando da 1.300 a 5.500 dollari a tonnellata. E poi c’è stato l’aumento dell’energia, del gas, delle materie prime. Una tempesta perfetta».

Il prezzo del caffè al bar?Inarrestabile

Oggi un espresso al bar costa in media 1,20 euro. Ma per Di Nisio è solo l’inizio: «Con l’attuale scenario, è realistico pensare che arriverà almeno a 1,50 euro. E questo senza considerare la volatilità del mercato e le fluttuazioni delle quotazioni in borsa, che noi produttori fatichiamo a gestire. A complicare le cose ci sono anche i conflitti internazionali, che hanno cambiato le rotte dell’export. Prima eravamo presenti in Israele, Ucraina e Russia: oggi quei mercati sono praticamente fermi».

Lo spettro americano

Gli Stati Uniti rappresentavano, nel 2019, quasi un terzo dell’export Mokambo. Ora, con l’ombra dei dazi al 30%, il futuro è incerto. «Abbiamo clienti che già oggi sono nel panico. Una tassa così alta scoraggia gli ordini e rende i nostri prodotti poco competitivi rispetto a quelli locali. Eppure, il made in Italy è richiesto, è sinonimo di qualità. Ma deve avere un prezzo sostenibile».

Nessuna guerra commerciale, serve diplomazia

Di Nisio guarda con attenzione anche alle mosse di Bruxelles: «L’Unione europea sta facendo il possibile per mediare, ma l’idea di rispondere con controdazi è sbagliata. Una guerra commerciale non conviene a nessuno. Serve una soluzione diplomatica. In uno scenario del genere, il vero rischio è perdere quote di mercato e vedere morire un intero sistema produttivo fatto di aziende, trasportatori, distributori e baristi». E su una possibile soglia “tollerabile” dei dazi, il presidente Mokambo non ha dubbi: «Fino al 10% possiamo resistere. Oltre diventa insostenibile. Le vendite calano, i margini si azzerano, e a rimetterci non siamo solo noi imprenditori, ma anche i consumatori che si troveranno a pagare un caffè sempre più caro. E questo, in Italia, è quasi un affronto». 

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