Altro che ritiri punitivi e contestazioni: a Most, città di poco più di 60.000 abitanti della Repubblica Ceca, prendono le sconfitte molto sul serio. Al punto da pretendere che calciatori e staff accettino di sottoporsi al test della macchina della verità. La curiosa vicenda è emersa dopo l’ultima sconfitta subita in campionato dal Banik Most, la squadra di casa, militante nella 2. liga, la seconda serie del campionato di calcio ceco. Il Banik Most, acquistata dalla società bergamasca Siad nel 2003, veniva infatti da una preoccupante serie di sconfitte: otto nelle ultime otto gare.
L’avversario di turno era il Kolin, l’ideale per riuscire a risollevarsi ed interrompere la striscia di risultati negativi: stando a quanto riporta Tuttomercatoweb.com infatti, gli avversari erano ultimi in classifica, e nonostante il periodo di scarsissima forma, non avrebbero dovuto rappresentare una reale minaccia per i giocatori del Banik Most. Ma questi ultimi ne hanno incassati tre, e via a casa con la coda tra le gambe. Nove partite perse su nove: una catastrofe impronosticabile. Tanto più alla luce del fatto che la squadra di Most, nelle prime 16 giornate di campionato, aveva inanellato 15 punti.
Non certo un’enormità, intendiamoci. Ma quanto bastava a mantenersi al di sopra della linea di galleggiamento. Poi, all’improvviso, è arrivato il collasso totale. Per questo i dirigenti del club, oramai stufi dell’insostenibile situazione, hanno chiesto ai giocatori di sottoporsi al test della macchina della verità. Il motivo? l’Ombra sull’intera vicenda di una delle più grandi piaghe del calcio, a parimerito con la violenza degli ultras: il calcioscommesse.
I giocatori del Banik, infatti, non percepiscono lo stipendio oramai dallo scorso Marzo, a causa della crisi finanziaria che ha flagellato le casse del club. Guarda caso, da lì in poi solo sconfitte. Per questa ragione è cresciuto nella mente dei dirigenti il dubbio che i propri tesserati avessero iniziato a vendere le partite. I giocatori, dal canto loro, si sono già appellati alla FIFPro, l’organismo deputato a tutelare i diritti dei calciatori.
Secondo questi ultimi infatti, la richiesta di sottoporsi al test della macchina della verità, per scoprire se hanno realmente venduto le partite o meno, sarebbe una pratica scorretta. In effetti, la richiesta della dirigenza può sembrare quantomeno strana; ma se i protagonisti dell’intera vicenda hanno davvero la coscienza pulita, perché non sottoporsi al test e fugare ogni dubbio?