C’era una volta il progetto giovani: auspicato da Pallotta, promosso da Sabatini, avallato da Rudi Garcia. Sulla carta, avrebbe dovuto sopperire alla carenza di fatturato (quantomeno rispetto alle grandi europee) con l’istituzione di un settore giovanile di altissimo livello, capace di sfornare campioncini da lanciare in prima squadra a costi contenuti. Ora che il campionato è quasi concluso, e molti verdetti sono già stati scritti, sta arrivando il momento di tirare le somme. E sebbene la stagione giallorossa non sia del tutto da buttare (l’attuale secondo posto in campionato, e l’uscita dalla Champions League contro corazzate del calibro di Bayern Monaco e Manchester City, non si possono definire fallimenti), c’è quella nota stonata relativa alle intenzioni della società, che non sono poi state supportate dai fatti.
Per quanto il giovane (ed indubbiamente talentuoso) Verdi sia riuscito ad assaggiare il campo in questa stagione, complici anche i numerosi infortuni che hanno falcidiato il reparto avanzato di Rudi Garcia, ci sono molte ombre che riguardano l’operato di Sabatini, ed in particolare la sua unità d’intenti con l’allenatore francese. Due di queste zone oscure sono rappresentate da Uçan e Paredes, passati in gran fretta da futuri fenomeni del centrocampo, all’inutilizzo cronico, salvo qualche sporadica apparizione forzata dalle circostanze.
L’argentino viene da tempo osannato in patria come l’erede designato di Riquelme, fantastico trequartista icona del Boca Juniors, che ha dipinto calcio nel corso di tutta la sua carriera. L’anno scorso Paredes è finito prima al Chievo (con il controllo del cartellino mantenuto dalla Roma), poi è tornato al Boca, ma non è mai riuscito a trovare un posto da titolare, inanellando una preoccupante serie di tribune e panchine. Arrivato quest’anno ufficialmente tra le fila della Roma, ha giocato in tutto 286 minuti ripartiti in 9 apparizioni, grazie soprattutto alla crisi di infortuni che ha tartassato il reparto di centrocampo romanista.
Paredes è un classe ’94, a Giugno ne farà 21. All’estero i ragazzi promettenti vengono messi in campo più o meno regolarmente a quell’età, anche quando non si tratta di “fenomeni annunciati” come nel caso di Leandro. In Italia però, come ben sappiamo, il discorso è differente. Ma se Paredes piange, ad Uçan (anche lui classe 1994) è andata pure peggio: il collega di centrocampo dell’argentino, infatti, ha giocato solamente tre scampoli di partita nel corso di questo campionato, collezionando in tutto 76 minuti sul rettangolo verde. E pensare che lo stesso Sabatini, dopo averlo visto giocare, si sbilanciò così: “Può diventare più forte di Pastore”.
Abbaglio del ds giallorosso, o di Rudi Garcia? Fatto sta che i due “piccoli fenomeni” non solo non hanno mai inciso nell’andamento della stagione giallorossa (salvo un goal di Paredes al Cagliari, unica nota lieta di un anno da dimenticare), ma è anche vero che hanno avuto ben poche occasioni di dimostrare il proprio valore. Entrambi sono in prestito con diritto di riscatto, fissato a cifre già importanti: vale la pena spendere quei soldi per “bruciarli” in panchina fino ai 23 anni, quando ormai avranno perduto le tappe fondamentali per la maturazione calcistica, causando di fatto un danno economico al club, ed un danno tecnico e professionale ancora più grande a questi ragazzi?
Analogo il discorso relativo a Sanabria: 2 gettoni in Serie A, 35 minuti giocati in tutto. Sanabria a 19 anni è già nel giro della nazionale maggiore paraguaiana (3 le presenze), ma in Serie A non è mai riuscito a trovare spazio. L’attaccante è stato prelevato dal vivaio del Barcellona per una cifra vicina ai 5 milioni di euro; soldi rimasti in canna alla Roma, che non è ancora riuscita a trovare il modo di far fruttare l’investimento. Come si può pretendere che questi giocatori facciano parte della squadra del futuro, o generino anche solo semplici plusvalenze, se il loro ruolo più impegnativo in giallorosso è quello di scaldare la panchina?
Discorso diverso per Federico Viviani ed Alessio Romagnoli, due talenti nostrani utili anche in chiave-azzurro. Romagnoli è un predestinato, in questa stagione da titolare alla Sampdoria ha saputo affermarsi come uno dei difensori più promettenti del nostro campionato, e vista la pochezza del reparto difensivo della Roma attuale (tolti Manolas ed un Castan infortunato, tutti gli altri sono da rivedere, a voler essere clementi nei giudizi), potrà ritagliarsi uno spazio nella “Lupa” che verrà. Cosa che probabilmente non accadrà a Viviani, capitano della nostra Under21 e del Latina, che in questa stagione ha fatto vedere cose eccellenti in Serie B.
Viviani oramai ha 23 anni, ed è pronto al grande salto già da un po’; ma i classici inghippi tipici del calcio nostrano, trappole appositamente piazzate nei confronti di qualsiasi ragazzino appartenente ad una big che sia chiamato a dimostrare il proprio valore (quelle rarissime volte in cui questo accade davvero), ne hanno ritardato la crescita. Eppure Federico è un centrocampista completo: forte fisicamente, bravo nei tackle, dispone di una buona visione di gioco e di un ottimo destro, ed è letale sui calci piazzati (7 i goal per lui in 30 presenze di B quest’anno, non male per un mediano).
La Roma sta trattando la sua cessione al Palermo, prestito con diritto di riscatto, e probabilmente quest’estate lo vedremo emergere finalmente in Serie A, seppure “solo” in rosanero. Ma siamo proprio sicuri che, vista l’età di Keita e De Rossi e l’eterno calvario di Strootman, un mediano con le sue qualità non possa far comodo ai giallorossi? Chi vivrà vedrà.
Tra i “ragazzini” della Roma si salva soltanto Iturbe, spesso schierato nonostante la stagione giocata assolutamente al di sotto delle sue capacità. Bella storia, è stato pagato 22 milioni di euro più bonus (colpo più costoso del nostro campionato la scorsa estate); se fosse stato tagliato fuori pure lui, viste le cifre spese, si sarebbe sfiorato il ridicolo.
Il verdetto di questa stagione è quindi ineluttabile: il progetto giovani, finora, non è mai uscito dal block notes di Sabatini. Da lì è nato, e lì è rimasto. E c’è il rischio che possa rivelarsi un’eterna incompiuta, costata letteralmente decine di milioni di euro alle casse romaniste.