Roberto Baggio: mezzo secolo di gioie e sofferenze

Roberto Baggio è sicuramente uno dei calciatori italiani più amati, anche per via del suo forte attaccamento alla maglia della Nazionale italiana: Ripercorriamo gli alti e bassi del Divin Codino per i suoi 50 anni.

Roberto Baggio: mezzo secolo di gioie e sofferenze

Come ogni storia, anche qui ripartiremo dalle origini: Roberto Baggio nasce a Caldogno, il 18 febbraio del 1967 da padre Florindo e mamma Matilde.

Durante la sua lunga carriera ha cambiato diverse maglie: Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter e Brescia sono le squadre in cui Roby Baggio ha giocato, lasciando un segno indelebile nel cuore dei rispettivi tifosi.
Di religione Buddista, diceva: “il buddhismo ti insegna che tutte le prove avverse, le  difficoltà, possiamo trasformarle in una sorgente di potere, di forza interiore, che porterà gioia nella nostra vita”.

Ma di Roberto Baggio ci si ricorderà sempre de suo attaccamento verso la maglia azzurra, maglia che ha sognato per sempre durante la sua lunga carriera. E’ l’unico giocatore con la maglia della Nazionale italiana ad aver segnato in tre mondiali, fu il simbolo durante i Mondiali di Italia ’90, e trascinò gli azzurri fino in finale ad USA ’94, dove sbagliò il rigore decisivo, ma si spiegò dicendo: “I rigori li sbagliano soltanto quelli che hanno il coraggio di tirarli” e lui di coraggio ne aveva da vendere.

Il coraggio di giocare dopo aver subìto degli infortuni che avrebbero potuto segnare la carriera di chiunque – è stato operato più volte ad entrambe le ginocchia -, ma la passione era talmente forte che Baggio continuava a giocare.
Forse meritava di vincere più di ciò che ha vinto durante la sua carriera, poiché si è tolto solamente soddisfazioni minori, ma comunque ha vinto il trofeo personale più importante per un giocatore, il Pallone d’Oro nel 1993, superando giocatori del calibro di Dennis Bergkamp ed Eric Cantona.

Dopo il ritiro dal calcio giocato, la Federazione lo chiamò per essere Presidente del Settore Tecnico. Si è dimesso dopo tre anni, poichè diceva che le sue idee non venivano prese in considerazione dalla Federazione e si sentiva soltanto una “figurina”.

Ora tifa solamente per il Boca Juniors, squadra dell’Argentina, Paese in cui Baggio si reca spesso per andare a caccia. Ora ha un sogno: creare campioni ma far crescere i ragazzi nella maniera giusta, e lui ha le carte in regola per riuscirci.

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