3/11/2005, una data marchiata a fuoco nella storia del Calcio con la C maiuscola. E che gli amanti del pallone di tutto il mondo, ricorderanno sempre con un pizzico di nostalgia. Alle 20:45 veniva fischiato l’inizio di Barcellona–Panathinaikos, gara valevole per la 4° giornata della fase a gironi della Uefa Champions League 2005/06, poi vinta 5-0 dai catalani grazie ad una prova di forza letteralmente umiliante per i modesti avversari greci.
Ed erano esattamente le 21:19 quando un 18enne argentino, ancora sconosciuto all’Olimpo del Calcio, andava a ringhiare su un pallone “ragionevolmente perso” in area avversaria. L’emblema di un talento più che cristallino unito ad una incredibile voglia di emergere, racchiusi in un singolo, magnifico istante: il ragazzo approfitta di un grottesco disastro difensivo per riconquistare la sfera, quindi beffa l’estremo difensore ellenico con un pallonetto delicatissimo, ribadendo infine il pallone in rete.
Fu quella la “prima volta” di Lionel Messi in Champions League, poco più di un mese dopo il suo debutto nella massima competizione mondiale per club, avvenuto il 27 Settembre dello stesso anno nel match contro l’Udinese. Faccia pulita, fisico tutt’altro che prestante ed un sinistro fatato che già faceva “gridare a Maradona”, Messi divenne ben presto l’idolo dei tifosi di casa, arrivando a segnare 6 reti in 17 partite di Liga BBVA sotto la guida di Frank Rijkaard.
Quel goal rimarrà l’unico segnato dalla Pulce in quell’edizione della Champions, poi vinta dagli stessi Blaugrana al termine di una cavalcata inarrestabile. “Gli illegali”, furono poi ribattezzati i giocatori di quel Barcelona dalla stampa internazionale. Ed a soli 18 anni, era già chiaro anche a chi non aveva il dono di un occhio propriamente clinico: quel ragazzino col viso da spot kinder versione sudamericana, alto “un metro e tanta speranza”, sarebbe diventato il più illegale di tutti.
Tant’è che lo stesso Pibe de Oro, nel 2010, parlerà così del suo erede designato: “Il pallone gli resta incollato al piede; ho visto grandi giocatori nella mia vita, ma nessuno con un controllo di palla come quello di Messi”. Un giudizio ancor più deciso è stato espresso in tempi recenti da Josep Guardiola, che nel redarguire le stelle del suo Bayern Monaco si è espresso così: “Esiste un solo giocatore che può permettersi di non ascolarmi. E quel giocatore è Lionel Messi”.
A Dicembre del 2006 La Pulga vinse il premio Golden Boy 2005, mettendo in fila altri astri nascenti del calcio internazionale come Wayne Rooney e, soprattutto, il suo eterno rivale: quel CR7 che ancora oggi è l’unico a riuscire a sostenere i suoi ritmi infernali. La consacrazione definitiva arrivò il 10 Marzo 2007: si giocava Barcelona-Real Madrid, il Clasico più stellare del mondo.
Ai tre goal delle Merengues rispose lui e solo lui, Lionel Messi: tripletta storica, e carriera lanciata al di là delle stelle; verso quei luoghi apparentemente extraterrestri, situati da qualche parte lungo il labile confine tra Realtà e Leggenda. E se la disputa su chi abbia più diritto a regnare in quelle lande metafisiche è ancora oggi accesissima, di certo Messi, a 28 anni, è già uno dei maggiori pretendenti al trono.
Da quel lontano 3 Novembre di dieci anni or sono, Messi è riuscito a timbrare il cartellino in Champions League altre settantasei volte, assestandosi al secondo posto nella lista dei più grandi marcatori della storia della competizione. La prima posizione, nemmeno a doverlo sottolineare, è attualmente occupata da Cristiano Ronaldo. Il numero 10 del Barcelona e della Nazionale argentina ha però due anni di vantaggio sul rivale portoghese, distante “solo” sei lunghezze.
Un distacco che ha quasi del siderale per un calciatore normale. Ma che per un Fenomeno come Messi, può valere lo spazio di soli 90 minuti.