L’incredibile e travagliata vicenda dello Stadio della Roma

Sono trascorsi sette anni da quando è stato presentato per la prima volta il progetto Stadio della Roma. Vicissitudini e colpi di scena che hanno prodotto notevoli ritardi. L'epilogo? Chi vivrà, vedrà.

L’incredibile e travagliata vicenda dello Stadio della Roma

Alcuni matti privati dalle spalle larghe (uno su tutti, per capire la serietà delle loro intenzioni, Goldman Sachs), da tempo vogliono “regalare” 400 milioni di Euro in opere pubbliche a favore della città, in cambio vogliono ottenere il permesso di costruire uno Stadio che rivitalizzerebbe quel posto, dove al momento non c’è alcunché, regnano il nulla e il degrado. La battaglia va avanti e voglio illudermi che alla fine di questa, a rimanere in piedi saranno proprio loro che riceveranno il “Si” definitivo, fino ad ora invece i potenziali beneficiari di questi 400 milioni hanno tentennato ed atteso, come se ci fosse tempo da perdere quando in realtà sta scadendo.

Una “casa” esclusivamente propria, da non condividere con nessun altro, se non con i propri tifosi; questo era ed è il sogno dei veri romanisti, che con ansia lo attendono da quando a capo della squadra giallorossa c’era l’indimenticato Dino Viola, uno dei presidenti più stimati di sempre dalla tifoseria giallorossa. Purtroppo Viola non ce l’ha fatta.

Veniamo però ai giorni nostri, l’ardua impresa è ora cercata dal bostoniano James Pallotta che vuole esaudire tale sogno, anche se lo statunitense, al contrario di Viola, non è amatissimo dai supporters capitolini; la simpatia nei suoi confronti è sin da subito stata poca, ora è scemata ancor di più e rasenta lo zero a causa dell’annata poco esaltante della squadra (per dire così) e anche per aver gestito male l’uscita di scena di Daniele De Rossi, oltre che per le ormai famosissime plusvalenze, le illustri cessioni di ogni anno.

Le istituzioni – è solo descrizione della realtà – non sono mai state clementi nei confronti del progetto, l’AS Roma ha dovuto subirne di tutti i colori. Tecnicamente l’iter è andato avanti e ora mancherebbe poco, soltanto due atti, prima di poter posare la prima pietra: la Convenzione urbanistica (il patto fra Comune e Privato) e la Variante al piano regolatore. Il motto negli ultimi periodi è questo: “lo Stadio si fa”, tuttavia la rabbia è che, se non ci fossero stati gli innumerevoli ed ingiustificati rallentamenti, sarebbe dovuto già essere solida realtà. Da quando la Roma ha “partorito” il progetto si sono successi: due Papa, due Sindaci, consiglieri su consiglieri e sono trascorsi esattamente 7 anni, una marea di ostacoli e battute d’arresto e purtroppo dello stadio ancora nemmeno l’ombra, carte a parte. Ci sono state, per onor del vero, anche inchieste dalle quali però la società AS Roma e i suoi dirigenti ne sono sempre usciti indenni, parti lese e mai colpevoli.

Ci si scagliava contro ad esempio perchè “l’area non è idonea, poiché è a rischio idrogeologico” e già qui ci sarebbe molto da dire – senza che necessitino grandi competenze tecniche – visto che nessun cavallo che gareggiava nel vecchio ippodromo, a memoria delle persone più anziane, è mai annegato per la furia del fiume Tevere. A parte la battuta, il progetto prevedeva comunque un rafforzamento degli argini del fiume; da dire inoltre che l’area di Tor di Valle non fu scelta dalla Roma con superficialità e scelleratezza, ma individuata dopo una lunga ed attenta analisi con un confronto di quasi cento aree della capitale.

Una delle più paradossali critiche delle quali fu bersaglio lo Stadio: “il progetto danneggia l’ecosistema e le povere rane”. Ebbene si, da non crederci, ma fu veramente questo il motivo per il quale manifestarono contro, opponendosi, alcuni animalisti. Oppure i funzionari della Soprintendenza che definirono le vecchie, sporche e cadenti tribune dell’ippodromo, pezzi ineliminabili perché di interesse culturale e per ragioni di sinteticità non stiamo qui a menzionare le altre vicissitudini, per raccontarle tutte servirebbero fiumi di parole, senza voler far riferimento ai Jalisse. Ci sono stati comunque esponenti delle istituzioni che, invece, sempre si sono esposti a favore dello Stadio (esempi positivi), spingendo affinchè questo si potesse realizzare nel più breve tempo possibile, come Lotti, ex ministro dello Sport o anche Malagò, il capo del Coni, e poi altre personalità.

Il progetto del nuovo Stadio della Roma

Il nuovo stadio della Roma dovrebbe sorgere, come già detto, a Tor di Valle e andrebbe a riqualificare un’area attualmente degradata, abbandonata e sporca. Il nuovo stadio sarebbe ovviamente senza pista di atletica, avrebbe quindi spalti vicinissimi al terreno di gioco e, al contrario dello Stadio Olimpico, avrebbe una prima fila a soli nove metri dalle linee perimetrali. Regalerebbe uno spettacolo senza precedenti. In termini di capienza il vecchio progetto, quello approvato per intenderci con la delibera di pubblica utilità Marino, prevedeva 52.500 posti a sedere, posti che potevano aumentare fino a 60 mila in occasione di grandi eventi come ad esempio una finale di Champions League, che questa struttura potrebbe tranquillamente ospitare; con la revisione a firma del sindaco Virginia Raggi invece – a causa della quale ci fu un’evidente riduzione delle cubature – viene meno questa flessibilità: 55 mila dovrebbero essere i posti, gli stessi sempre, in qualsiasi evento. Da ognuno di questi comunque la visuale sarebbe ottima. Tutti i settori dello Stadio sarebbero costituiti da tre anelli, fa eccezione a questa regola solo il cuore pulsante dello stesso: la Curva Sud, due anelli, anche se i tifosi ne avrebbero voluto uno soltanto. Questa avrà una capienza di 14 mila posti, 14 mila tifosi che spingerebbero come non mai la squadra giallorossa da vicino, un vantaggio notevolissimo. Inutile dire inoltre che tutti i settori sarebbero coperti da una copertura iper tecnologica.

Attorno allo Stadio, poi, sorgerebbe un gigantesco parco commerciale composto da store e moderne aree d’intrattenimento, una struttura che potrebbe essere utilizzata, come più volte ricordato dal patron della Roma, non solo per le partite casalinghe della Roma ma anche per i più grandi eventi sportivi mondiali, oltre che essere teatro di concerti e di qualsivoglia appuntamento di scala mondiale. Il progetto, anche per la somma stanziata, non ha eguali in tutta l’Europa meridionale. La cifra con la delibera Marino superava il miliardo di Euro, con tutti i costi o quasi a carico dei privati; in ogni caso, anche adesso, a seguito dei tagli alle cubature per mano della Raggi, la somma è poco distante dal toccare il miliardo.

Nuovo Stadio della Roma, altri numeri

L’opera, considerando sia la fase della costruzione che la fase successiva (lavori ultimati), darebbe lavoro a 4 mila persone, regalerebbe alla collettività Verde pubblico quantificato in 9 mila alberi piantati (quasi un’altra Villa Borghese per capirci); senza considerare le infrastrutture, le opere pubbliche: strade, ponti, miglioramento dei trasporti e quant’altro. In altri termini, con l’opera realizzata, ci sarebbe un incremento del PIL, questo secondo autorevoli studi fatti dai dipartimenti di economia delle migliori università italiane (vedi La Sapienza). Tutto questo invece difficilmente accadrebbe senza il “via definitivo” a quest’opera e senza la moneta dei privati.

La speranza è che le istituzioni finiscano una volta per tutte di litigare, per regalare alla città di Roma un’opera dalla quale l’Urbe riceverebbe soltanto vantaggi e ai tifosi giallorossi il sogno di una vita, quello che era già nella mente di Dino Viola. Senza, poi, ribadire gli effetti positivi che avrebbe una nuova struttura di questo tipo nel nostro sistema calcio.

Un romanista vero, come quello che sta scrivendo il testo, non sta nella pelle, non vede l’ora di assistere dal vivo alla festa di inaugurazione, consapevole del fatto che il taglio del nastro determinerebbe l’inizio di una nuova era per il Club e regalerebbe una squadra notevolmente più forte.

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