La storia di Antonio De Falchi, omaggiato dai romanisti

Ecco chi era il ragazzo al quale è stata dedicata la bella scenografia nella partita di Europa League e cosa successe quel triste giorno del 1989 a Milano. Era appunto Milan-Roma.

La storia di Antonio De Falchi, omaggiato dai romanisti

Si è giocata l’attesissima partita Roma – Milan valida per il ritorno dei quarti di finale di Europa League e la scenografia realizzata da parte della Curva Sud della Roma, il cuore pulsante della tifoseria giallorossa, è stata veramente da brividi; era dedicata ad Antonio De Falchi. Nel settore dei tifosi più caldi c’è stato uno spettacolo bellissimo, una grande scritta indicante in giallorosso il cognome del ragazzo, questo su uno sfondo interamente bianco. 

Antonio non è mai stato dimenticato dai supporters romanisti, era un tifoso giallorosso di appena 19 anni che stava andando a seguire la sua squadra del cuore impegnata in trasferta nella città meneghina; quel girono si affrontavano appunto Milan e Roma, era precisamente il 4 Giugno 1989. Arrivato molte ore prima, l’accento del ragazzo romano fu subito notato dai tifosi avversari.

Il fatto succede nelle zone antistanti lo stadio San Siro, De Falchi fu vittima di un agguato. Premessa: erano tempi ancora più complicati rispetto a quelli odierni, la rivalità fra tifoserie quasi sempre sfociava in atti di violenza. Fu aggredito da un nutrito gruppo di tifosi milanisti e a causa del pestaggio ebbe un infarto e, purtroppo, non  ci fu più niente da fare.

La corsa verso l’ospedale San Carlo di Milano risultò vana, i medici non hanno potuto fare altro che constatare che la vita del ragazzo non si poteva più salvare. Da li c’è stata una lunga vicenda giudiziaria che si è conclusa con la condanna di soltanto uno dei tre imputati, rispondente al nome di Luca Bonalda; gli altri poiché non si avevano prove sufficienti sono stati assolti. 

Ci furono ovviamente forti polemiche per i verdetti. La madre di Antonio, la signora Esperia, più tardi avrebbe giudicato quanto accaduto sul piano processuale e avrebbe detto che c’è stata un’evidente ingiustizia. Anche se al di là delle sentenze, nessuno avrebbe potuto (purtoppo) riportare in vita suo figlio, questo il suo dispiacere più grande.

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