Trent’anni esatti, da quel maledetto 29 maggio del 1985. Trent’anni, ma la ferita dell’Heysel ancora non è stata cicatrizzata. Per chi non conoscesse l’episodio, ve lo raccontiamo in breve: il 29 maggio del 1985 si gioca la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool (vinta dai bianconeri, non senza polemiche), ma l’attenzione del mondo è tutta per quello che succede sugli spalti dell’Heysel a Bruxelles. I tifosi inglesi, infatti, spingono in una pressa mortale quelli juventini, invadendo il loro spazio, calpestandoli e schiacciandoli contro i muri; alla fine, saranno 39 i tifosi bianconeri rimasti uccisi.
E dire che i tifosi del Liverpool, 4 anni dopo, sono stati protagonisti di un episodio analogo al contrario: 96 tifosi Reds morirono schiacciati in curva prima della semifinale di FA Cup contro il Nottingham Forest. Ebbene, quel tragico episodio è stato ricordato a più riprese, e sono state numerose le battaglie legali per ottenere giustizia. Sull’episodio dell’Heysel, invece, da Liverpool trapela poco e niente: troppa la vergogna per quel che è successo?
I tifosi della Kop (il nome della curva del Liverpool) non ne parlano con piacere, e preferiscono soprassedere sull’argomento: “Fu uno shock terribile che mi ha cambiato la vita. Fui trattato come un criminale anche se non ero responsabile di nulla“, dice Keith, uno dei tifosi presenti all’Heysel. E come a lui, questa frase potrebbe essere attribuita a tanti supporter che hanno seguito gli inglesi in quella maledetta finale. In effetti, in Inghilterra (e a Liverpool) è cambiato un po’ tutto: non c’è più il disagio sociale degli anni ’80, e il problema hooligan è stato debellato con la forza (grazie ai provvedimenti della Thatcher), almeno in superficie.
Il ricordo resta ben impresso, invece, nella memoria dei tifosi juventini, che hanno voluto omaggiare le vittime con un enorme striscione, domenica scorsa, nella festa scudetto-Coppa Italia col Napoli. Liverpool – non tutta – prova a dimenticare, la Juve non può e non vuole.