A prescindere dalla propria passione per il calcio, ci sono figure di questo sport che rimangono nella storia per il loro modo di fare giornalismo e raccontare le partite. Un esempio, tra tutti, è sicuramente Bruno Pizzul, un giornalista diventato iconico in questo settore che ha perso la vita all’età di 86 anni. Un uomo, una figura a cui molti giornalisti e telecronisti hanno sempre guardato con emulazione e rispetto.
Il giornalista avrebbe compiuto, a breve, 87 anni ed era di Gorizia dove è passato a miglior vita all’ospedale. Sua la voce del Campionato del Mondo del 1986, vinto dalla Nazionale Italiana, oltre ad essere stato la voce delle partite degli Azzurri di calcio sino ai cinque Campionati Mondiali e agli Europei. La sua ultima telecronaca risale al 2022 in occasione di Italia – Slovenia terminata 0-1.
Tra le tante telecronache, anche momenti difficili come la telecronaca durante i fatidici accadimenti dell’Heysel, in Champions League. Una pagina di calcio molto triste e che sicuramente non avrebbe mai voluto raccontare. Sua la voce dei Mondiali del Messico 1970 alla Corea del 2022 passando per gli Europei dal 1972 al 2000 arrivando anche alle coppe internazionali coprendo gli anni Settanta, Ottanta, Novanta e inizi del Duemila.
Non solo telecronista di tutti questi eventi, ma è ricordato anche per la sua conduzione della Domenica Sprint e della Domenica Sportiva. La Rai lo assunse nel lontano 1969 dove l’anno a seguire commentò e fece la telecronaca della sua prima partita, ovvero Juventus-Bologna per lo spareggio di Coppa Italia.
Un uomo sposato da lungo tempo con Maria e papà di ben tre figli: Fabio, giornalista e docente di Giornalismo alla Cattolica di Milano, Silvia insegnante di matematica e scienze e Anna che lavora come assistente sociale. Inoltre è nonno di 11 nipoti per una famiglia numerosa e ricca.