Il Feyenoord è fuori dall’Europa League: il pessimo finale di stagione della squadra di Rotterdam ha vanificato quanto di buono il “Club del popolo” (uno degli appellativi con cui il Feyenoord è conosciuto in patria) aveva fatto registrare nella parte centrale del campionato, dopo un avvio a dir poco stentato. I ragazzi di van Bronckhorst (succeduto in corsa a Rutten alla guida del club) hanno infatti dovuto chinare la testa di fronte ad un Heerenveen più dinamico e motivato, capace di calpestare il blasone dei rotterdammer (14 titoli nazionali, 11 Coppe d’Olanda, 1 Coppa dei Campioni, 2 Coppe Uefa e 1 Coppa Intercontinentale) nei tempi supplementari.
Un goal di Achahbar aveva inizialmente permesso ai padroni di casa di pareggiare il risultato dell’andata, ma durante i tempi supplementari una doppietta di Mark Uth ha regalato la qualificazione alla finale per i playoff di Europa League ai Frisoni; inutile il 2-2 siglato da Kazim Richards nel finale. Per il Feyenoord, quest’anno, niente Europa. Colpa anche di un mercato non all’altezza delle aspettative: emblematico sotto questo profilo l’acquisto di Bilal Basacikoglu, vera e propria icona (suo malgrado) del cattivo operato della società in materia di acquisti e cessioni.
E poiché il Calcio dispensa spesso incroci interessanti, è interessante in questo caso sottolineare come sia stato proprio l’Heerenveen-squadra che Basacikoglu l’ha lanciato-ad eliminare il Feyenoord. Difficile infatti non tornare indietro con la memoria alla stagione precedente, nella quale Bilal fu la colonna portante dell’attacco dei Frisoni: a soli 19 anni, con 22 presente, 6 goal e 5 assist, il talentuoso laterale offensivo turco-olandese si guadagnò i riflettori dell’intera Europa, finendo poi col venire acquistato in pompa magna dalla compagine di Rotterdam.
Sarà un fallimento clamoroso: 11 presenze stagionali in Eredivise, condite da 0 goal e 0 assist, per un totale di 263 minuti giocati. Praticamente zero occasioni per mettersi in mostra per Basacikoglu, che verrà persino aggregato alla formazione Primavera nel corso del campionato (10 presenze, 4 goal e 4 assist per l’ala nell’under 21). Una sola stagione è bastata a ridimensionare quanto di buono aveva fatto il ragazzo sia con la maglia dell’Heerenveen, che con quella dell’Olanda U19 (miglior assistman agli ultimi europei di categoria in Lituania).
Sempre rimanendo in tema di incroci e curiosità, di strade e sentieri che finiscono sovente per intersecarsi, impossibile non sottolineare come la mancata presenza del Feyenoord in Europa l’anno prossimo farà tirare un sospiro di sollievo a tutta Roma, e non solo: i suoi ultras sono famosi in patria per essere delle teste calde, senza un’ideologia politica particolare, se non la voglia di “spaccare tutto e far bordello”, per proporre una bassissima citazione già pesantemente abusata in questo periodo. Viaggiano in tutt’Europa, solamente per mettere a ferro e fuoco la città di turno. Ed in Olanda questo lo sanno bene.
Nonostante lo scempio perpetrato ai danni della Città Eterna nel corso dell’ultima stagione, tuttavia, la Fifa aveva preso la grottesca decisione di concedere all’Olanda il Premio Fair Play, in barba al comportamento dei supporters olandesi all’estero. Tutto perché, come evidenziato dal direttore UEFA Giorgio Marchetti: “Tra i parametri (presi in considerazione per l’assegnazione del premio, ndr) gli incidenti fuori dallo stadio non sono considerati”.
Ma se la burocrazia dà ragione ai violenti, la mancata partecipazione del Feyenoord alle competizioni internazionali, sembra essere la perfetta risposta del campo ad una situazione che, sugli spalti e fuori, è oramai divenuta insostenibile; un dramma sportivo per i ragazzi di van Bronchorst, che ha però tutti i sintomi della provvidenziale giustizia sociale. Come si suol dire in questi casi, se il Dio del Calcio esiste…