Eterno Totti, la sintesi del 10: quando un calciatore fa una squadra

Francesco Totti continua ad essere un fattore imprescindibile per la Roma, nonostante i dubbi circa la sua età e le sue condizioni fisiche. Anche ieri infatti il capitano si è fatto trovare pronto, portando i suoi al successo in 45' contro la Samp.

Eterno Totti, la sintesi del 10: quando un calciatore fa una squadra

Francesco Totti e la Roma sono sempre più una cosa sola. Se uno dei proverbi più diffusi nel mondo del calcio è che un giocatore non fa una squadra, è altrettanto vero che per ogni regola esiste un’eccezione che ha il compito di confermarla. E per la Roma l’eccezione si chiama Totti, forse l’ultimo vero numero 10 rimasto in Italia.

Ieri pomeriggio nel teatro dell’Olimpico sono andate in scena due partite: nella prima, durata 45 minuti, la Sampdoria ha messo in seria difficoltà la Roma di Spalletti, entrata in campo senza punte di ruolo e senza grandi idee di gioco. Il fraseggio dei giallorossi è apparso ottimo, ma spesso e volentieri le sortite giallorosse hanno finito con l’infrangersi contro il muro eretto dagli uomini di Giampaolo.

Senza più Pjanic a dare imprevedibilità alla manovra infatti, la Roma – nonostante il bel gioco – è rimasta orfana di quei lampi di classe che sapevano regalare le giocate del centrocampista bosniaco, ora impegnato a disegnare calcio alla Juventus. E se da una parte il muro dei doriani ha retto senza troppi affanni – fatto salvo per la rete di Salah – dall’altra la difesa dei giallorossi non è apparsa totalmente irreprensibile.

Sulla strada di Manolas e Juan Jesus si è infatti palesato un giocatore che, per larghi tratti, è stato indiscutibilmente il migliore in campo dell’incontro: Luis Fernando Muriel Fruto, per tutti semplicemente “Muriel“, una delle più grandi incognite del calcio finalmente ritrovatosi a 25 anni, dopo tre stagioni passate a svernare in ghiacciaia.

Per un intero tempo di gioco infatti il genio colombiano ha tenuto in scacco praticamente da solo la difesa della Roma tra finte di corpo, dribbling, tocchi di suola e filtranti illuminati. Il suo goal del pari – una volée di straordinaria difficolta tecnica – è stato la ciliegina sulla torta di una prestazione fantastica, capace di far applaudire persino lo stesso Totti dalla panchina.

Il diluvio che si è abbattuto sulla capitale dopo la rete del sorpasso di Quagliarella ha però raffreddato l’entusiasmo Sampdoriano, facendo riflettere a lungo Spalletti e delimitando il confine tra il termine della prima partita, e l’inizio della seconda. Tant’è che alla ripresa delle ostilità il tecnico toscano ha richiamato Perotti ed El Sharaawy, mandando nella mischia l’ariete Dzeko ed il Capitano.

Sugli spalti la musica è subito cambiata: tutto l’Olimpico ha smesso di mugugnare, riprendendo a cantare non appena il Re di Roma ha messo piede in campo. Ed il 39enne numero 10 ha risposto con una prestazione da applausi, mettendo più volte i compagni a tu per tu con l’eccezionale Viviano (mvp della Sampdoria insieme a Muriel) fino alla rete di Dzeko.

Con l’uscita dal campo del colombiano, unico faro dei doriani, la Samp è infatti finita alle corde, perennemente schiacciata nella propria area di rigore. E Francesco Totti, vero mattatore della giornata, si è letteralmente preso il palcoscenico trascinando da vero capitano i suoi compagni ad un arrembaggio disperato, alla ricerca del goal vittoria.

Al 92′ è giunta l’apoteosi finale: Skriniar, da poco entrato per l’infortunato Dodò, stende Dzeko in area: sul dischetto si presenta proprio Totti, che infila Viviano e regala tre punti fondamentali alla sua Roma. L’ennesima prestazione maiuscola di un giocatore infinito, forse l’ultimo numero 10 superstite di una generazione di fenomeni, capace di essere ancora decisivo e guadagnarsi la palma di migliore in campo – e gli applausi di sostenitori ed avversari – anche a 39 anni suonati. Semplicemente una leggenda.

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