È morto Ilario Castagner, l’allenatore del "Perugia dei miracoli"

È morto Ilario Castagner, lo storico allenatore del Perugia. Ad annunciare la notizia è stato il figlio Federico con un post pubblicato su Facebook.

È morto Ilario Castagner, l’allenatore del "Perugia dei miracoli"

Il calcio dice addio a Ilario Castagner all’età di 82 anni. L’ex calciatore e allenatore, che ha legato la sua carriera soprattutto con il Perugia, da diverse settimane era ricoverato all’Ospedale Santa Maria della Misericordia ed a darne notizia è stato il figlio Federico con un messaggio pubblicato su Facebook.

Oggi se ne è andato il sorriso più bello del Calcio italiano scrive Federico sui social per poi aggiungere: “Grazie a tutti i medici e al personale sanitario dell’Ospedale ‘Santa Maria della Misericordia’ di Perugia che in queste ultime settimane si sono presi cura di lui. Ciao papá”.

Ilario Castagner e il “Perugia dei miracoli”

Nato a Vittorio Veneto nel 1940, muove i primi passi nel mondo del calcio all’inizio degli anni ’50 indossando la maglia della Reggiana, per poi passare nel 60-61 a Legnano. Continua la sua carriera da calciatore soprattutto in Serie C, in cui rimane per tre anni a Perugia, Prato e Rimini per ritirarsi a 29 anni.

Decide di rimanere nel calcio con il ruolo di allenatore e iniziò a frequentare i corsi nel ’66 durante la sua carriera da calciatore. L’esordio in panchina arriva nel 1974 con il Perugia che, un po’ a sorpresa, vince immediatamente il campionato grazie soprattutto a Renato Curi.

L’anno successivo riesce ad essere la sorpresa della Serie A, portando la squadra ad una salvezza tranquilla grazie ad un gruppo unito e solido e nella stagione ’78-’79, nonostante la morte della loro bandiera Renato Curi, si classifica addirittura in seconda posizione dietro al Milan campione d’Italia, distanziato di 3 punti (ai tempi la vittoria dava 2 punti) e collezionando 0 sconfitte in 30 giornate di campionato.

Ilario Castagner non ha mai nascosto di affidarsi al modello del calcio totale, l’espressione con cui nel calcio si definisce quello stile di gioco per cui ogni calciatore che si sposta dalla propria posizione è subito sostituito da un compagno: Il Perugia dovrà giocare come l’Ajax dichiarò senza timori e non nascondendo quindi di ispirarsi alla squadra di Johan Cruijff.

La sua squadra veniva definita come il “Perugia dei miracoli“, grazie ai risultati sorprendenti ottenuti nonostante fosse una provinciale. Il giornalista Xavier Jacobelli, nel libro “L’Imbattibile Perugia” (Infopress Editrice 2009), con una prefazione parlò di quella squadra: “L’hanno chiamato miracolo e continuano a farlo […]. Errore marchiano. Molto può dirsi dell’imbattibile Perugia, di certo non che fosse scaturito da un intervento divino. Piuttosto, il risultato di cinque anni di lavoro serio fatto da gente seria. […] La prima squadra capace di giocare un intero campionato di serie A senza perdere una partita è stata un capolavoro. Di bravura. Di grinta. Di talento. Di uomini. La storia sono loro, i ragazzi di Castagner e D’Attoma, di Ramaccioni e della gente del Grifone”.

Il dopo Perugia per Ilario Castagner

Dopo lo “Scandalo italiano del calcioscommesse” scoppiato nel 1980, conosciuto popolarmente come “Totonero” in cui vennero indagati anche Ilario Castagner e alcuni giocatori perugini come Mauro Della Martira e Luciano Zecchini, l’allenatore si trasferì alla Lazio grazie alla forte insistenza del dirigente Luciano Moggi.

Non ottenne però i risultati sperati e nel 1982 si trasferì al Milan, che si ritrova in cadetteria a causa di una clamorosa retrocessione ma che salì immediatamente ove Castagner perse solamente tre partite. L’anno successivo venne confermato anche in Serie A, venendo però esonerato a sei giornate dal termine a causa di alcuni dissidi con l’ex presidente Giuseppe Farina.

Passa gli ultimi anni tra Inter, Pescara e Pisa, per poi ritornare nella sua Perugia in Serie C1 di Luciano Gaucci. La squadra salì anche in Serie B ma, a causa di alcune irregolarità, i grifoni rimasero in Serie C1. La stagione successiva vinse il campionato con 71 punti, stradominando contro quasi tutte le squadre, ma il patron Gaucci decise comunque di esonerarlo.

Venne richiamato nel 1998, raggiungendo il Torino all’ultima giornata nella quarta posizione utile per la Serie A. In quell’anno riuscì a valorizzare il talento di Hidetoshi Nakata ma, nonostante gli ottimi risultati ottenuti, venendo esonerato alla ventesima giornata di campionato a causa di alcune incomprensioni con Guacci, chiudendo di fatto la sua carriera da allenatore.

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