Diego Maradona, la perizia choc della Procura: "Poteva salvarsi con un ricovero"

La Procura generale di San Isidro in queste settimane ha indagato sulla scomparsa di Diego Armando Maradona, in cui arrivano a un documento davvero scioccante.

Diego Maradona, la perizia choc della Procura: "Poteva salvarsi con un ricovero"

La morte di Diego Armando Maradona, avvenuta nella giornata del 25 novembre 2020 per un edema polmonare acuto conseguente a insufficienza cardiaca, ha suscitato immediatamente un grande cordoglio in tutto il mondo, particolarmente in Argentina ed a Napoli dove si sono tenute veglie per strada durante la notte seguente.

Oltre ai tifosi, anche molti suoi compagni e rivali di quel tempo l’hanno ricordato nel miglior modo possibile. Per esempio l’ex bandiera del Milan Franco Baresi rivela senza problema che “El Pibe de Oro” è stato il numero uno di tutti i tempi, mentre Bruno Conti si è recato direttamente a Napoli per posare dei fiori dinanzi al murales ubicato nei Quartieri Spagnoli. Pure Pelé, considerato il suo grande rivale in questi anni, gli ha dedicato una lunghissima lettera su Instagram.

La perizia sulla morte di Maradona

In seguito alle numerosi voci sulla scomparsa improvvisa del campione, la Procura generale di San Isidro ha indagato per cercare di far luce sulla verità. Secondo il documento choc lungo ben 70 pagine Maradona: Avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvivenza se fosse stato ricoverato in un centro sanitario polivalente. Tenuto conto del quadro clinico, clinico-psichiatrico e delle cattive condizioni generali, avrebbe dovuto continuare la riabilitazione e le cure multidisciplinari in un istituto appropriato”.

Come riportato dal sito de “La Repubblica” l’indagine accusa sette persone: il neurochirurgo Leopoldo Luque e della psichiatra Agustina Cosachov, lo psicologo Carlos Daniel Díaz, gli infermieri Dahiana Gisela Madrid e Ricardo Omar Almiron, il medico che ha coordinato il ricovero domiciliare Nancy Forlini e l’infermiere Mariano Perroni.

Secondo la procura a Maradona gli sarebbe stato somministrato un farmaco controindicato per i pazienti con disturbi cardiaci e quindi non viene escluso che questo abbia causato la sua morte: “L’equipe medica curante si è resa responsabile della morte del paziente, dimostrandosi assolutamente indifferente alla situazione, non modificando i comportamenti e il piano medico-sanitario, mantenendo le suddette dannose omissioni ed abbandonando al caso lo stato di salute del paziente”.

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