Certo, non sarà la Decima di Ancelotti lo scorso anno col Real Madrid, ma solo Dio sa quanto i tifosi juventini volessero cucirsi la stella d’argento al petto: i primi, in Italia. Erano 20 anni che i bianconeri cercavano la vittoria in questa competizione, da quella doppia finale vinta col Parma nel 1994-95. Da allora, tre finali perse (l’ultima al primo anno di Conte, contro il Napoli) e tanta, tanta amarezza.
Amarezza che viene cancellata con un colpo di spugna da Massimiliano Allegri, che arriva là dove Conte non era riuscito ad arrivare: al doblete campionato-coppa, che l’attuale ct azzurro non è mai riuscito a portare a casa; là dove era riuscito Marcello Lippi, al primo anno bianconero come Allegri, che pure giocò quell’anno una finale europea: era la Coppa Uefa, e la perse col Parma. La finale europea di Allegri è una finale di Champions, tutta da giocare: la Juve è pronta per il Triplete, e questo sembra veramente l’anno dei bianconeri. Non per i successi, che sarebbe anche scontato, ma proprio perché sembra girargli tutto bene.
Anche stasera, infatti, non ha vinto la squadra che ha giocato meglio: ha vinto la più forte, la più carica, per una stagione che, comunque vada la finale di Berlino, non verrà mai dimenticata dai bianconeri. Partenza a mille della Lazio, che trova subito il vantaggio con un colpo di testa di Radu, su punizione di Cataldi; pochi minuti, e la Juve rimette subito le cose a posto: punizione di Pirlo, palla in mezzo di Evra, e Chiellini, in semirovesciata (!), segna il gol del pareggio. E siamo all’11’. La partita promette fuoco e fiamme, e invece si assiste ad una partita sì intensa, ma povera di occasioni vere.
Da segnalare nel primo tempo un tiro da fuori di Parolo, ma soprattutto un rinvio di Berisha al cardiopalma su Tevez: il portiere albanese ha rischiato di combinarla grossa. La Juve, in effetti, trova difficoltà a creare occasioni da rete: merito dell’inedita difesa a 3 proposta da Pioli, che funziona molto bene. Il ritmo del primo tempo cala nel secondo, con la Lazio che è più occupata a imbrigliare la manovra bianconera che a cercare la via della rete, anche se sono comunque i laziali a creare l’unica vera occasione del secondo tempo: Storari, fino ad allora inoperoso, è bravo in uscita su Djordjevic (entrato da poco al posto di Klose), che ‘cicca’ il tiro di sinistro, tirandola debolmente addosso a Storari. Il brivido arriva al 93′, con il neoentrato Matri che segna, ma è in fuorigioco.
Si va ai supplementari, con la partita che sembra ripartire com’era finita, ma viene improvvisamente sconvolta da una conclusione da fuori di Djordjevic, che batte Storari ma colpisce entrambi i pali, senza entrare in rete. Non c’è nemmeno il tempo di rammaricarsi, che la Juve trova il gol vittoria un minuto dopo, con i due neoentrati di Allegri protagonisti: tiro di Pereyra, respinta di Berisha e Matri segna il gol che decide la finale. Nei restanti 23′ minuti, la Lazio non riesce mai a rendersi pericolosa. La Juve, questa Juve, può davvero inseguire un sogno.