Ciro Esposito è morto. Il giovane tifoso del Napoli, che era stato ferito prima della finale di Coppa Italia a Roma, non ce l’ha fatta ed è morto dopo 50 giorni di agonia. Il giovane Ciro Esposito si è spento questa mattina nel reparto di Rianimazione del Gemelli, dove era ricoverato ormai da diverse settimane.
Nonostante i tanti interventi chirurgici a cui era stato sottoposto, Ciro Esposito si è aggravato ieri improvvisamente e stamattina è morto per “insufficienza multi organica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali” ha dichiarato Massimo Antonelli, direttore del Centro rianimazione del Gemelli. Tutto lo staff dell’ospedale non ha mancato di esprimere “profondo cordoglio e vicinanza ai genitori di Ciro in questo momento di dolore per la perdita del proprio figlio”.
Durante la sua lunga degenza, però, Ciro Esposito non ha perso la lucidità ed ha indicato chiaramente Daniele De Santis, come la persone che gli ha sparato. “Mi ha sparato lui” ha detto indicando una sua foto apparsa sul giornale.
Una tragedia incredibile quella di Ciro Esposito, che ha tolto la vita ad un giovane recatosi a guardare una partita di calcio come tanti altri ragazzi. Ancora una volta violenza intorno ad uno degli sport più amati del mondo, che sempre più di frequente riempie le pagine dei giornali non per i risultati calcistici, ma per le tragedie che gli gravitano intorno.
A parlare dopo la notizia della morte di Ciro Esposito Sasà Capobiondo, che appartiene ai gruppi di tifo organizzato del Napoli, che si trova all’autolavaggio gestito dalla famiglia di Ciro Esposito a Scampia. “Ora può accadere di tutto”. E continua “Rispetto l’appello dei familiari, ma non so come reagirà quando vedrò un tifoso della Roma che si comporta come ha fatto De Santis”. Parole pesanti, quindi, le sue che non lasciano ben sperare per un futuro sereno intorno alle partite di calcio. I familiari di Ciro Esposito, invece, hanno chiesto lo stop alla violenza e nessuna rivendicazione per la morte del giovane.