‘Wazza‘. ‘Hummer‘, ma più di tutti ‘Wonder Boy’. Tantissimi sono i soprannomi che lungo l’arco della sua carriera Wayne Rooney ha ricevuto, ma è soprattutto quest’ultimo che lo ha lanciato: il ragazzo prodigio che, neanche maggiorenne, iniziava a fare meraviglie con la maglia dell’Everton. E proprio a Goodison Park Rooney ha deciso di tornare, nello stadio che lo ha visto affermarsi nelle due strepitose stagioni a cavallo tra il 2002 e il 2004 quando siglò 15 reti in 67 presenze.
Ma se in prima squadra esplode a diciassette anni, il suo amore per i Toffees lo colpisce in maniera viscerale sin da bambino: entra, infatti, nelle giovanili alla tenera età di undici anni. Celebre la sua maglia – esibita dopo uno dei suoi numerosi goal – che recitava: “Once a blue, forever a blue“. Una volta che sei ‘un blu’ lo sarai per sempre: dichiarazione d’amore a tutti gli effetti, a cui con il passare del tempo in pochi ci credevano ancora visti i 13 anni vissuti nell’acerrima città nemica di Liverpool: Manchester. Ma Wazza appena poteva tornava sempre nella ‘sua’ Liverpool a veder giocare i suoi ex compagni e a salutare i suoi grandi tifosi.
L’Everton lo ha lanciato, il palcoscenico di Old Trafford lo ha consacrato nell’Olimpo mondiale degli attaccanti: 253 le reti segnate in tutte le competizioni con la maglia dei Red Devils, addirittura 34 nelle stagioni 2009-2010 e 2011-2012, probabilmente l’apice della sua carriera.
Ma negli ultimi anni, dopo l’addio di colui che più di tutti gli ha dato a livello umano e professionale, il grande Sir Alex Ferguson, Rooney non è riuscito ad entrare in sintonia né con Moyes, né con Van Gaal nè tanto meno con Mourinho. A causa della sua smisurata generosità molti di loro lo hanno snaturato assegnandogli spesso le chiavi del centrocampo e hanno disegnato per lui un ruolo da mediano che ha del tutto stravolto le sue caratteristiche.
Talvolta accusato di essere sovrappeso (176 centimetri per 83 chili) ha sempre risposto sul campo con magie e prodezze: pizzicato più volte dai tabloid britannici mentre si concedeva qualche birra o fumava sigarette, i suoi tifosi non hanno mai dato troppo peso a questi vizi non proprio consoni a un atleta. Perchè la grinta, i goal ed il cuore messi in campo da Rooney hanno sempre spazzato via ogni genere di polemica. Cuore che, nonostante una lunga carriera trascorsa in una delle società più blasonate del mondo, non ha mai smesso di battere tra le mura di Liverpool. Once a blue, forever a blue. Bentornato a casa Wonder Boy.