A fine luglio ci siamo lasciati così: la Roma aveva svelato ai tifosi l’emozionante video del futuro stadio della Roma che, ricordiamolo, dovrebbe sorgere nel quartiere Pietralata, un quadrante della città ben servito dai mezzi pubblici (c’è persino la fermata della metropolitana) e dalle infrastruttture. Lo stadio riqualificherebbe un’area dove attualmente regna il degrado più assoluto.
Da quel momento sono accaduti molti eventi rilevanti dentro l’ambiente giallorosso, su tutti le dimissioni del Ceo Lina Souloukou (a seguito del contestato esonero dell’allenatore De Rossi), la greca per questo progetto rappresentava un riferimento per il comune. Per quanto riguarda l’iter amministrativo siamo sempre allo stesso punto e ora spetta al club superare questo empasse: la Roma deve consegnare il progetto definitivo dello Stadio.
Lo dovrebbe fare entro la fine dell’anno e viene da dire che se dovessero esserci ritardi l’ente comunale e il sindaco Gualtieri sono esenti da colpe. Alla recente inaugurazione del giardino intitolato a Niels Liedholm in via Gustavo d’Arpe, alla solita domanda sullo stadio, il primo cittadino ha risposto che è un bel rendering e qualcuno l’ha interpretata come una punzecchiatura all’ indirizzo della Roma (al fine di spronare).
Questo dimostra, a differenza del passato, la piena disponibilità dell’ amministrazione nei confronti del progetto. Negli ultimi giorni si registrano alcuni segnali positivi, il primo è la ripresa dei sondaggi geologici nell’area dove si dovrebbe costruire. Il secondo è la notizia che i Friedkin, proprietari dell’AS Roma, hanno affidato il coordinamento del progetto a Nicholas Gancikoff Carrega, un manager irlandese esperto e non estraneo a queste faccende.
C’è dunque grande attesa per la consegna del progetto definitivo, a seguito del quale ci sarebbe poi la conferenza dei servizi; il sindaco è noto che vorrebbe concludere il suo mandato (si vota nuovamente nel 2026) avendo dato tutte le autorizzazioni alla costruzione dell’arena giallorossa; per lui sarebbe anche un merito politico. E’ proprio il caso di dire che ora “la palla” non può che passare alla Roma.