Il Milan è in vendita, lo compreranno i cinesi. Anzi no, un thailandese. Anzi no, l’imprenditore thailandese è solo la punta dell’iceberg, dietro c’è una cordata araba. E’ una situazione di totale confusione quella che sta attraversando il Milan in questo periodo, non solo dal punto di vista calcistico (decimo in classifica, con soli tre punti in più rispetto alle compagini veronesi Chievo ed Hellas), ma anche sotto il profilo dell’assetto dirigenziale. Che il Milan fosse in crisi, si sapeva già da tempo: dall’addio di Allegri, e prima ancora dall’inizio dello smantellamento della squadra, il Diavolo ha cominciato a sprofondare in una spirale di mediocrità ad un ritmo sempre più vertiginoso; venendo così risucchiato nel segmento più insignificante della classifica del campionato di Serie A, e continuando ad accumulare debiti su debiti.
Il cosiddetto “anno 0” della crisi Milan sembra essere quel fatidico Luglio 2012 in cui partirono, a quattro giorni di distanza l’uno dall’altro, Ibrahimovic e Thiago Silva: le due colonne di quella corazzata che, in quanto ad organico, era probabilmente la più forte del nostro campionato. Se due totem del loro calibro erano stati considerati sacrificabili, allora c’era davvero qualcosa che non andava. Ma pochi si sarebbero aspettati un collasso di queste proporzioni. Anche la querelle tra Adriano Galliani e Barbara Berlusconi non ha affatto giovato ai rossoneri, dilaniati non solo dai debiti e dalla mancanza di fondi per gli investimenti (necessari per mantenersi al top), ma anche dalle scaramucce di famiglia.
Ed ora, con il Milan che sta raschiando il fondo del barile, improvvisamente s’accende la luce: la speranza è rappresentata da Bee Taechaubol, Taikun (non anglicizziamo il termine, è così bella la parola nella sua forma originale) thailandese proveniente da una famiglia di multimiliardari, che ha offerto ben 500 milioni di euro per il 51% delle quote societarie del Milan. Un’enormità, che ha fatto vacillare Berlusconi ma che non l’ha ancora steso. Perché l’ex Cavaliere, a picco anche nel calcio, aspetta e spera che si palesino quelle “ombre cinesi” la cui offerta è rimasta finora solamente ipotetica.
Un sogno che rimarrà forse solo un’illusione, perché Mr Bee non sembra disposto ad aspettare oltre, e nemmeno gli investitori ai quali il magnate thailandese fa capo: se Berlusconi non prenderà una decisione entro oggi, potrebbe saltare tutto. E quest’eventualità non sarebbe una prospettiva allettante né per l’attuale presidente della società, visti gli oltre 250 milioni di debiti con le banche accumulati dal Milan (94 milioni solo il deficit al bilancio del 2014, approvato lo scorso martedì), né per una squadra che sta sprofondando sempre più nell’anonimato.