La trade che ha visto protagonisti i Cleveland Cavaliers e i Boston Celtics è stata un vero e proprio fulmine a ciel sereno in questa torrida estate di mercato NBA. Se da un lato, con l’arrivo di Kyrie Irving, i Celtics possono tornare a sognare di alzare di nuovo il Larry O’Brien Championship Trophy, vinto l’ultima volta nel 2008 nell’era dei “Big Three” Pierce-Garnett-Allen, dall’altro lato devono salutare a malincuore la loro stella Isaiah Thomas, il playmaker tascabile che in due anni ha riportato Boston ai vertici della massima lega americana, diventando l’idolo di un’intera città.
Oltre a Isaiah Thomas, fanno le valigie con destinazione Cleveland anche Jae Crowder, Ante Zizic, più due scelte future, la prima scelta dei Brooklyn Nets del 2018 e quella al secondo giro nel Draft del 2020. Un offerta troppo ghiotta quella messa sul piatto dalla dirigenza dei Celtics, con la quale ha battuto la concorrenza di altre franchigie fortemente interessate a Irving, su tutti i Milwaukee Bucks, che fino alla fine hanno provato ad inserirsi nella trattativa.
Dopo aver trascorso sei lunghi anni con la maglia dei Cavs, che lo aveva scelto alla first pick nel Draft del 2011, Kyrie Irving saluta così Lebron e compagni, dopo aver condiviso con loro l’emozione del primo anello vinto nel 2016 contro i ‘rivalissimi’ Golden State Warriors. Alla fine, Dan Gilbert, proprietario dei Cavs, ha esaudito il desiderio di Irving di voler cambiare aria, stanco di esser relegato al ruolo di secondo violino nelle gerarchie di squadra. Dal famoso “I’m coming home” con cui nel 2014 Lebron James annunciava il ritorno ai Cavaliers, Irving ha dovuto riporre nel cassetto il sogno di poter guidare la propria squadra, accentando un duro compromesso: giocare con la costante ombra “The King”.
Quale miglior piazza, quindi, dei Boston Celtics, che in questa finestra di mercato hanno rivoluzionato il proprio roster? Dopo essere stati protagonisti nel corso dell’ultimo Draft, in cui hanno chiamato alla seconda scelta Jayson Tatum, talentuosa ala piccola uscita dalla Duke University, i biancoverdi sono stati tra i più attivi sul mercato. Dopo aver piazzato il colpo Gordon Hayward, l’All-Star degli Utah Jazz su cui aveva messo gli occhi mezza NBA, ingaggiato con il massimo salariale (contratto da 128 milioni in quattro anni) i Celtics, per rispettare le regole del salary cup, hanno dovuto sacrificare giocatori importanti come il capitano Avery Bradley, pedina chiave nel gioco di coach Brad Stevens.
Con l’ingaggio di Kyrie Irving, i Celtics hanno fatto un vero colpaccio, assicurandosi quello che ad oggi viene considerato il playmaker più forte della NBA, punto fermo della nazionale statunitense, con cui ha vinto due ori, uno ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro e l’altro ai Mondiali giocati in Spagna nel 2014. Nel corso della sua esperienza con i Cavs, Irving ha viaggiato ad una media di 21.6 punti, 5.6 assist e 3.4 rimbalzi, tirando con il 38,3% da tre punti: cifre notevoli se si considera la presenza in squadra di Lebron, abituato a gestire ogni pallone. A soli 25 anni, determinato a seguire le orme del suo idolo di sempre Kobe Bryant, Kyrie ha già vinto un anello NBA, giocando tre Finals consecutive, ed è stato nominato quattro volte NBA All-Star oltre a vincere il premio Rookie dell’anno nel 2012. Un palmares che fa di Irving un leader.
L’addio di Thomas sarà sicuramente un rospo difficile da mandar giù per i tifosi del TD Garden, stregati non solo dalle giocate di piccolo grande giocatore, che un certo Kobe Bryant ha soprannominato “The Mighty IT” – “Il potente IT” –, ma anche dal suo attaccamento alla maglia biancoverde, all’amore per un’intera città che gli è stata vicina nel momento più brutto della sua vita, ossia la morte della sorella avvenuta in un tragico incidente stradale durante gli scorsi Playoff. Nonostante il lutto, Thomas decise di scendere ugualmente in campo per non abbandonare i suoi compagni e i suoi tifosi nel momento più delicato della stagione. Ecco perché non stupiscono la delusione e il rammarico che Thomas ha messo nero su bianco in una lettera, “This is for Boston”, pubblicata su The Players’Tribune.
C’è da dire che Isaiah Thomas, oltre ad avere qualche anno in più sulla carta d’identità, è alle prese con un tedioso infortunio all’anca rimediato davanti al pubblico di casa contro i Minnesota Timberwolves lo scorso 15 marzo. Proprio questo infortunio, più grave di quanto sembri, avrebbe spinto quella volpe di Danny Ainge, navigato GM dei Celtics, ad offrire Thomas, il cui contratto era in scadenza il prossimo anno, a Cleveland, criticata per essersi mossa poco durante il mercato.