Il nuovo coach, Romeo Sacchetti, dovrà confrontarsi con l'”eredità” lasciata da Messina in questo Europeo. Non è di sicuro la nazionale più forte degli ultimi venti anni, parafrasando le parole di Petrucci che precedettero la disfatta del pre-olimpico di Torino, ma di sicuro l’ItalBasket di Ettore Messina può essere ricordata come una delle nazionali più attente dal punto di vista tattico.
Al netto delle carenze tecniche fin troppo visibili agli occhi dei più, l’Europeo che la nazionale guidata dal vice di Popovich sta affrontando è, senza dubbio, il più studiato nei movimenti e nelle strategie che i nostri giocatori stanno affrontando. Facendo un piccolo paragone fra le due maggiori competizioni affrontate dall’allenatore catanese, il preo-olimpico appunto e l’Europeo in corso, si può dire che una serie di migliorie, dettate tanto dai giocatori a disposizione quanto dagli avversari affrontati nei diversi appuntamenti, sono del tutto evidenti nel torneo.
Infatti, ad una strenua difesa ed un continuo gioco nel pitturato – cercando di raggiungere il ferro quanto più possibile – della disfatta di Torino si contrappone un gioco sugli esterni, altenando fasi di quattro fuori a fasi di circolazione continua, accompagnato da una zona mista, 2 – 3 o 3 – 2, con ripetuti cambi difensivi e tentativi di bloccare la manovra avversaria molto lontano dalla lunetta.
Il Messina pensiero, quindi, è riuscito nel duplice obiettivo di adattarsi al materiale umano a disposizione, carrente come mai accaduto nel reparto lunghi e non solo, e contemporaneamente impostare un assetto variabile in base alle situazioni.
In base a tutto ciò, l’approdo di Sacchetti non solo sembra errato, dato l’oltranzismo verso il quattro fuori e al gioco d’attacco stile zemaniano(o dantoniano se si vuole rimanere in ambito cestistico), ma anche non del tutto conforme a quel nuovo modello, fallimentare a causa della nota posizione di Messina con gli Spurs, che tanto si è cercato di imporre lo scorso anno.
Facendo riferimento all’ambito prattamente tattico, si può dire che la nazionale ha deciso di puntare su un allenatore totalmente differente da quello attuale. Considerando anche la nuova formula sportiva inerente i mondiali, con qualificazione in stile calcistico durante il campionato, è fin troppo evidente che il passaggio da una mentalità ultra difensiva ad una ultra offensiva non gioverà certamente agli interpreti azzurri del futuro – considerando anche che tra i prossimi convocati non figureranno giocatori NBA e di EuroLeague – ed inoltre il totale cambio di strategia, che si attuerà nel giro di poche settimane, potrebbe mettere a dura prova le capacità di adattamento tanto dei cestisti quanto dell’allenatore.
A ciò, inoltre, si affianca anche il famoso quattro fuori, che prevede solamente il centro sotto canestro e quattro bombardieri dalla linea dei 6,75, che data la scarsità di lunghi in Italia – attualmente l’unico disponibile sarebbe Iannuzzi che non rientra fra i casi considerati precedentemente – non avvantaggerebbe, se non in caso di percentuale altissima da tre, la calvalcata alla competizione irridata.
Infine, va anche citata la familiarità con i giocatori nostrani.
Messina è sempre stato attento al lancio e la gestione di giovani stelle mentre Sacchetti è celebre per il suo amore smisurato verso gli USA, come ricordano le sue ultime tre esperienze – Sassari, Brindisi ed ora Cremona – dove fu addirittura suo figlio Brian (con Sassari) a pagarne le conseguenze, e per un tipo di gioco velocissimo e non sempre in linea con le abilità dei singoli.