In seguito alle numerose anticipazioni e novità presentate nel corso degli ultimi mesi dai principali fabbricanti, Google e Tesla su tutti, in occasione di diverse fiere ed eventi legati al mondo dei motori, l’avvento delle auto a guida automatica è stato uno dei temi recentemente più dibattuti tra gli addetti ai lavori del settore automotive.
Oltre a preannunciare, ovviamente, un impatto significativo nel settore della compravendita di autoveicoli nuovi e usati, una delle principali questioni è legata al tema della sicurezza; in altre parole, la diffusione delle ‘driverless cars’ sarà, di fatto, in grado di abbattere significativamente il numero di sinistri sulle strade di tutto il mondo?
Da un lato sembrerebbe proprio di sì, stando ai risultati dei test di collaudo realizzati a partire dallo scorso anno anche al di fuori dei circuiti di prova: sarebbero infatti appena 16 gli incidenti verificatisi in oltre tre milioni di chilometri percorsi dai prototipi messi a punto dal colosso di Mountain View, e quasi tutti – pare – causati dal fattore umano, ovvero, dal comportamento di altri mezzi con cui la driverless car si è trovata a interagire nelle sue prime incursioni sulle strade di California e Texas.
I più scettici fanno però notare che le prove, pur se realizzate su strade pubbliche, si sono svolte in ambienti in una certa misura ‘controllati’, con rischi sensibilmente minori rispetto a quelli presenti in una normale situazione di traffico.
E proprio qui sta il problema: affidando interamente il controllo del mezzo a sofisticati algoritmi di controllo, e ipotizzando situazioni limite in cui l’incidente è di fatto inevitabile, in base a quali priorità i programmatori saranno chiamati a decidere sul comportamento del veicolo? È ragionevole ipotizzare che l’imperativo sarà sempre e comunque quello di minimizzare le perdite umane? Per salvare a tutti i costi la vita dei membri di una scolaresca che inavvertitamente attraversi al di fuori delle strisce pedonali, sarebbe legittimo aspettarsi che il mezzo sia programmato per sacrificare, eventualmente, la vita di chi si trova a bordo?
Entro il 2020, data stimata dagli esperti per il lancio sul mercato delle prime vetture automatizzate, oltre a riscrivere i codici della strada ridefinendo il sistema della responsabilità civile in caso di sinistri che le vedano coinvolte, sarà dunque opportuno chiarire anche il cosiddetto ‘dilemma della moralità’ di tali vetture, rassicurando i potenziali acquirenti sull’affidabilità del mezzo, senza però suscitare l’indignazione dell’opinione pubblica nel caso in cui emerga che – per ovvi motivi di natura commerciale – a tali veicoli sia concessa una ‘licenza di uccidere’ che metta sempre al primo posto la vita degli occupanti.