Si chiamano Kevin Jorgeson, 30 anni, e Tommy Caldwell, 36 anni, i due alpinisti americani che hanno conquistato in 19 giorni la ripida parete del Dawn Wall situata nella zona a Sud-Est del parco nazionale di Yosemite, in California. Sono partiti il 27 dicembre 2014 e hanno raggiunto la vetta il 15 Gennaio 2015. El Capitan è considerata dai Nativi Americani una roccia sacra ed è una delle più famose mete al mondo per gli scalatori più esperti. Jorgesen e Caldwell sono stati i primi atleti a scalare a mani nude l’intera parete della Dawn Wall, un lastrone di 900 metri di granito liscio e ripido, dove i punti di appiglio sono piccoli e acuminati. Una montagna impossibile, mai conquistata in freeclimbing, tecnica che prevede l’esclusivo utilizzo di mani e piedi per arrampicarsi, i cavi di sicurezza vengono usati solo per evitare cadute mortali. Jorgeson è stato salvato proprio da questi cavi quando ha perso la presa mentre tentava di superare il micidiale passaggio 15 considerato il più difficile dell’intera scalata.
Considerata l’altezza della montagna e la difficoltà dell’impresa, la loro è vista da molti come l’esperienza alpinistica più ardua della storia. Jorgesen e Caldwell hanno trascorso 19 giorni scalando di giorno e dormendo di notte in tende sospese nel vuoto appese alla roccia. Si sono nutriti mangiando pesche in scatola e bevendo ogni tanto qualche goccetto di whisky. Il monolito Dawn Wall così chiamato perché è la prima parte del monte El Capitan ad essere colpito dalle luci dell’alba, non era mai stato conquistato in freeclimbing prima dell’impresa di Jorgeson e Caldwell. La notizia della conquista del monte El Capitan da parte dei due scalatori, è giunta anche alla Casa Bianca infatti il presidente Barak Obama in un tweet ha scritto: “Ci avete dimostrato che nulla è impossibile“.
Kevin e Tommy, con questa loro impresa, sono stati ormai eletti come i più grandi arrampicatori del secolo, il loro successo corona cinque anni di sforzi e di duri allenamenti. Per Caldwell era il sogno di una vita, in un intervista al New York Times l’aveva definita “la mia Balena Bianca” paragonandola alla balena Moby Dick inseguita da Achab.