Chand, velocista eccezionale, sospesa perché “troppo maschio”

Chand a 18 anni è già primato nazionale indiano. La ragazza è stata però bandita dalle gare perché i suoi livelli naturali di testosterone sono alti e la fanno rientrare nella categoria maschile

Chand, velocista eccezionale, sospesa perché “troppo maschio”

Una ragazza indiana, Dutee Chand, 18 anni, la scorsa estate è stata campionessa dei cento metri, e le sue capacità potrebbero farla arrivare a livelli internazionali. Ma qualcosa frena il suo successo: la ragazza soffre di iperandrogenismo e il suo corpo produce in maniera assolutamente naturale altissimi livelli di testosterone che la fanno rientrare, secondo le valutazioni dell’atletica internazionale, nella categoria maschile. Infatti, la Federazione ha comunicato a Chand che le permetterà di partecipare alle competizioni solo se sarà accertata la riduzione dei livelli di testosterone prodotti dal suo corpo.

Una cosa che l’atleta potrebbe raggiungere solo se assume dei farmaci o, in alternativa, se si sottopone a un intervento chirurgico. Ecco il commento di Chand: “È sbagliato dover modificare il proprio corpo per poter partecipare a uno sport”, e per questo motivo ha presentato ricorso presso il Tribunale dello sport in Svizzera.

Ma quello di Chand non è un caso singolo: una vicenda simile è accaduta nel 2009, quando l’atleta sudafricana Caster Semenya fu esclusa dalle gare e dovette sottoporsi ad umilianti test per classificarla come genere femminile. Invece il velocista Oscar Pistorius riuscì a prevalere sulla legge e partecipò alle Olimpiadi di Londra del 2012 con le sue gambe di titanio; adesso anche il saltatore tedesco Markus Rehm spera di fare altrettanto, anche lui amputato e con le gambe in fibra di carbonio. Ma Chand non ha alcuna intenzione di cambiare il suo corpo, vuole partecipare alle gare come l’ha fatta madre natura. La norma degli sport olimpici di definire i generi in base ai livelli di testosterone non tiene conto di donne come Chand.

Il Presidente della Commissione medica del Cio, Arne Ljungqvist, ritiene che sia giusto stabilire le norme sull’iperandrogenismo, e lo conferma il fatto che il fenomeno è molto diffuso: solo nel 2011 sette donne su mille che hanno partecipato ai campionati di atletica hanno rivelato di soffrire di iperandrogenismo. La carriera di Chand, che avrebbe dovuto partecipare alle Olimpiadi, è stata bloccata perché qualcuno ha preteso di sottoposta a un test per l’iperandrogenismo. Così i medici hanno analizzato il suo sangue ed è saltata fuori la conferma. Ma lei non vuole saperne né di interventi né di prendere medicine, per questo attende con ansia il responso del tribunale, che dovrà determinare se atlete come Chand possono prendere parte agli sport olimpici.

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