Australian Open, i legali di Djokovic hanno impugnato il provvedimento di espulsione

Secondo i suoi avvocati il numero del tennis mondiale, Novak Djokovic, rischia di non entrare in Australia non perchè rappresenti un rischio per la salute pubblica (non è vaccinato contro il Covid) ma perchè si teme il potenziale impulso al movimento no-vax.

Australian Open, i legali di Djokovic hanno impugnato il provvedimento di espulsione

Quello di Novak Djokovic è diventato ormai un caso internazionale. Il numero uno del tennis mondiale, infatti, vorrebbe partecipare a tutti i costi agli Australian Open, primo Slam della stagione che comincerà lunedì prossimo a Melbourne, nello stato del Victoria. Il problema però è che lui non è vaccinato contro il Covid-19, per questo potrebbe rappresentare un pericolo per la salute pubblica, secondo le autorità australiane. Djokovic si è recato in Australia dopo aver ottenuto una esenzione medica, visto che avrebbe contratto il Covid di recente. Ma se Tennis Australia ha dichiarato che i giocatori sarebbero potuti entrare anche con una esenzione se guariti dal Covid, non la pensa così il Governo centrale, che ormai da tempo utilizza una linea durissima contro la pandemia, dopo un lockdown durato quasi nove mesi. 

Ma i legali di Djokovic, dopo che ieri le autorità hanno respinto nuovamente il suo visto, stanno lavorando in queste ore e hanno già impugnato il provvedimento dell’Esecutivo di Canberra che vorrebbe il campione fuori dal Paese. Domani mattina 16 gennaio (ora Australiana) Djokovic avrà un colloquio con i funzionari dell’immigrazione. I legali del tennista serbo avrebbero intanto trovato un “errore giurisdizionale” nel provvedimento, che sarebbe stato giudicato “irrazionale” e scaturito non sulla base di violazioni oggettive ma di valutazioni politiche.

Impulso a sentimenti no-vax

Gli avvocati di Djokovic sostengono in sostanza che la partecipazione del loro assistito, e la sua eventuale vittoria, possano scatenare ulteriormente i sentimenti no-vax nel Paese, e informano che Djokovic rappresenti comunque un rischio marginale per la salute pubblica. I legali pensano che Djokocvic sia punito più per le sue idee che per aver violato la legge. 

Il ministro dell’immigrazione australiano, Alex Hawke, continua a sostenere le posizioni del Governo, ma per i legali del campione le motivazione esposte dall’Esecutivo sono in “netto contrasto” con quelle che sono state elencate dai funzionari di frontiera nei confronti di Novak Djokovic. 

Al momento il numero uno del tennis viene trattenuto ancora in Australia. Entro domani si deciderà il verdetto: dentro o fuori. I famigliari di Djokovic sono molto adirati per il trattamento riservato al loro figlio. Tra qualche ora il campione saprà se potrà giocare gli Open oppure se dovrà tornare subito a casa: in caso negativo rischia un provvedimento di via dall’Australia per una durata di 3 anni.

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