Ai Mondiali Multisport di Fyn, l’azzurro Giovanni Bianco centra il primo posto nel triathlon di lunga distanza

Si sono disputati i Mondiali Multisport sull’isola di Fyn, in Danimarca. Un evento internazionale di duathlon, cross triathlon, aquathlon, aquabike e triathlon di lunga distanza, dove diversi azzurri sono andati a segno.

Ai Mondiali Multisport di Fyn, l’azzurro Giovanni Bianco centra il primo posto nel triathlon di lunga distanza

Si è ritagliato un primo posto tra gli age-group (20-24), salendo sul gradino più alto del podio nella disciplina del triathlon di lunga distanza. L’acronimo “lunga distanza”, sta ad indicare una prova con 3 km a nuoto, seguiti da 120 km in bici, per finire con altri 30 km di corsa a piedi. Una gara non poco impegnativa, che richiede settimane se non mesi di preparazione fisica e mentale, che – a quanto sembra – Bianco ha saputo gestire fin troppo bene.

Ventiduenne classe ’95, e sportivo dalla nascita, ha praticato diversi sport dall’infanzia sino ad oggi, passando dal ciclismo al canottaggio, per poi arrivare all’atletica leggera e culminare nel triathlon. Disciplina, questa, che, visti i buoni risultati ottenuti in precedenza sia nel ciclismo che nell’atletica, potrebbe essere considerata una summa dell’attività agonistica della giovane promessa ravennate. Attualmente, è studente della Liberty University of Virginia, un istituto di orientamento cristiano protestante che, dallo scorso gennaio, lo ha accolto come atleta e studente.

Ma prima di fare il balzo oltreoceano, si è laureato in Scienze Motorie Sportive e della Salute all’Università Carlo Bò di Urbino. Quindi, in tutto e per tutto, Bianco era in cerca di qualcosa che potesse soddisfarlo sia dal punto di vista accademico, proseguendo gli studi con un master, sia da quello sportivo, entrando in un giro atletico come si deve.

Stessa considerazione la si può fare con la sua precedente esperienza nel mondo del triathlon, dove è nato tutto. Prima di passare sotto le redini di Parker Spencer, il giovane è stato coccolato per tre anni dal TTRa, il Triathlon Team Ravenna, piccola società sportiva della provincia romagnola che, fino all’anno scorso, ha saputo incubare anche atleti azzurri quali Luca Facchinetti e Gaia Peron. Una società giovane – nel 2009 ha mosso i primi passi – che ha fin da subito mantenuto uno stretto rapporto con i propri atleti. A partire dalle attenzioni del presidente Ivan Giunchi, fino ad arrivare alla passione con cui allenano il coach Fabrizio Lancellotti o l’allenatore di nuoto Leonardo Veloce.

Tuttavia, il rapporto con gli atleti ha dimostrato di averlo ben saldo anche il coach Parker Spencer, il già citato tecnico che segue (ancora per poco) gli atleti della Liberty University. Lo stesso Bianco ci ha confessato di avere un rapporto “speciale” con l’allenatore, a tal punto da considerarlo in primis come amico. Ma, di questo e molto altro, si parlerà nell’intervista che il giovane atleta ravennate ci ha gentilmente rilasciato, a seguire qui sotto.

Giovanni Bianco, 22 anni della provincia di Ravenna. Quanto ha influito il tuo balzo verso l’America sulle prestazioni ed i risultati ottenuti nel corso di questa stagione?

Sicuramente gli allenamenti fatti in America erano specializzati per quello che è il triathlon, più di quanto lo fossero in Italia. Quindi non preparando ogni disciplina solo singolarmente, ma come se tutte e tre fossero una disciplina unica. E il mio allenatore, tutt’al più, è uno che conosce a fondo la scienza dello sport, ed è ha saputo programmare benissimo la stagione, coniugando bene sia quelli che sono i volumi che le necessità di allenamento di ogni singolo atleta. Grazie a questo, quasi nessuno ha subìto infortuni o avuto grossi problemi. Poi è stato entusiasmante viaggiare così tanto: sono stato in Florida due volte, a Clairmont e Orlando, ad Atlanta, in Utah a Saint George, in Nord Carolina, in Alabama, ovviamente tutto spesato e organizzato dalla squadra ufficiale dell’Università.

E la tua vita in Virginia da atleta/studente, come si svolge?

Beh, ci si sveglia tutte le mattine presto, alle 5.30, perché molto spesso alle 6 bisogna essere in acqua per l’allenamento di nuoto. Dunque la vita non è facile, anzi molto stancante, considerati i tre allenamenti che abbiamo quasi ogni giorno. Senza tener conto del tempo da dedicare alle lezioni e/o allo studio. Una cosa che ha influito positivamente è l’avere una squadra molto unita. Ho legato con molti dei ragazzi della squadra, in particolare con alcuni di loro con i quali condivido anche la mia abitazione. E in fin dei conti quando in allenamento si è stanchi mentalmente e/o fisicamente, e sei con altri, è tutta un’altra storia: la motivazione, come in ogni sport, è tutto.

Ci dicevi poi che il rapporto con il tuo allenatore è speciale

Sì il coach Parker prima di tutto è per me un amico, poi certo è anche il mio allenatore. Ci ha fin da subito ospitato in casa sua, assieme ad altri ragazzi del team. E abbiamo vissuto per mesi assieme a lui e sua moglie, come fossimo una grande famiglia. Questo posso dire che ha contribuito a rendere il rapporto, che tutt’ora persiste, speciale. Purtroppo per noi, però, ha da poco ricevuto un’offerta dalla federazione statunitense di triathlon e sembra che accetterà per prendere parte ad un  development team per futuri olimpici, al quale lui è chiamato a ricoprire il ruolo di head coach. Insomma una grande opportunità per lui che è ancora molto giovane.

Ma venendo alla gara di Odense, in Danimarca, che ti ha valso il titolo di campione del mondo Age Groupe (20-24), parlacene un po’

Nella prima frazione a nuoto sono andato abbastanza bene, in quanto nella batteria in cui sono partito avevo il 10° tempo ed ho mantenuto la velocità di crociera del gruppetto di testa. Nella fase  di bici, invece, ho superato qualche persona ma non più di quelle che invece hanno passato me. A mia volta la differenza l’ho fatta nella corsa, anche se complessivamente non ho retto per tutti e 30 i km. Ogni tanto, ho accusato un fastidio al ginocchio che mi ha impedito di correre come avrei voluto. D’altra parte è difficile prevedere cosa accadrà in gara. Quella corsa è veramente infinita. Fintantoché, a circa 4 km dal traguardo, ho passato l’ultimo ragazzo della mia categoria che mi rimaneva dinanzi, che si trovava al 1° posto. Così all’ultimo giro sono passato in testa alla gara.

Invece, alzando gli occhi, quali prospettive future ci sono in vista, in termini di gare?

Visto l’imminente abbandono del team da parte dell’allenatore, di sicuro non andrò ai mondiali in Sudafrica in programma questo autunno, per gareggiare nell’Ironman 70.3. Per cui, le prossime competizioni saranno quelle dei campionati collegiali statunitensi, che partiranno a settembre. Già qualche mese fa abbiamo partecipato come Team Liberty University ai campionati nazionali di squadra ed è andata piuttosto bene. Ci siamo classificati 5 su un totale di 109 squadre partecipanti. Per questo sono gare che per atleti in crescita come me valgono molto.

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