Sono già trascorsi 21 anni da quando il corridore di Cesenatico non è più tra noi. Era proprio il 14 febbraio ma del 2004 e nella stanza D5, dell’ultimo piano del residence “Le Rose” di Rimini, perdeva la vita il ciclista Marco Pantani; Il Pirata, nomignolo a lui affibbiato in virtù dell’iconica bandana che indossava (al tempo non c’era il dovere dell’utilizzo del casco), nel suo sport è considerato il più grande scalatore di tutti i tempi.
Ancora oggi detiene importanti record, quale quello di aver vinto le due corse ciclistiche più importanti (Giro di Italia e Tour de France) nella stessa annata, correva l’anno 1998 e Pantani conquistò magnificamente entrambi i trofei; nella storia di questo sport sono soltanto 8 i corridori che ci sono riusciti, quest’anno ce l’ha fatta e si è quindi aggiunto anche il fenomeno sloveno Pogacar.
Ancora oggi si indaga su quello che effettivamente successe il 14 febbraio 2004 e alcuni fatti rimangono poco chiari, questa viene considerata la seconda fine di Marco; la prima invece, quella sportiva, fu la squalifica inflittagli a Madonna di Campiglio, lì era previsto l’arrivo della 20esima tappa e dopo quella alla fine del Giro (edizione del 1999) ne mancavano soltanto due di frazioni.
Marco a seguito di quella dura sanzione mai digerita, che segno probabilmente l’inizio del suo calvario, dichiarò: “mi hanno fregato”. Fu escluso dalla Corsa Rosa che stava letteralmente dominando, fino a quel momento, infatti, era saldamente in testa alla classifica generale con un vantaggio siderale, basti pensare che il secondo, Savoldelli, era quasi a 6 minuti.
Ci sono ancora processi, mai conclusi, che provano a far emergere la verità su quei fatti e si è sempre parlato, a proposito della clamorosa squalifica al Giro del ’99, di un importante giro scommesse clandestine da parte della Camorra. La mamma del campione, la signora Tonina, non potrebbe essere altrimenti, non perde mai la speranza di ottenere piena giustizia per il suo adorato figlio e gli sportivi che gli hanno voluto bene altrettanto.