Irruzione al portavalori da 400mila euro indagata una 46enne pescarese per il presunto coinvolgimento nel colpo

Secondo gli investigatori, la donna avrebbe svolto un ruolo fondamentale nell'operazione criminale, agendo come supporto logistico per il marito, considerato uno dei principali sospettati del colpo.

Irruzione al portavalori da 400mila euro indagata una 46enne pescarese per il presunto coinvolgimento nel colpo

CHIETI. Un caso che ha fatto scalpore per la sua complessità e per la partecipazione diretta di una donna all’irruzione, simulato ma ben orchestrato, a un portavalori: un evento raro nel panorama criminale abruzzese. L’indagine della Procura di Chieti sul colpo da 400.000 euro al furgone della ditta Battistolli, avvenuto esattamente un mese fa a San Giovanni Teatino, ha messo in luce una rete di presunti complici, tra cui spicca il nome di Manoa De Luca, pescarese di 46 anni, accusata di avere un ruolo attivo nell’organizzazione del furto. Secondo l’accusa, De Luca avrebbe avuto il compito di recuperare il marito, Luigi Di Donato, 44 anni, subito dopo il colpo. Il vigilante alla guida del mezzo, Walter Pardi, 56enne del posto, è ritenuto il principale responsabile del presunto irruzione simulato. Inoltre, sono indagati Angelo Silvestri, 53 anni, originario di Campomarino e residente a Chieti, e Domenico Pollice, 49 anni, napoletano residente a Montesilvano. Entrambi gestiscono una ditta di autonoleggio ed erano collegati alla Ford Puma usata per raggiungere il luogo del finto irruzione, poi abbandonata dopo il furto.

LA DINAMICA DEL COLPO

L’irruzione è avvenuto presso un distributore di carburante Ip vicino al Centro Commerciale d’Abruzzo, dove tre valigie contenenti 400.000 euro sono state sottratte dal portavalori. Subito dopo, la Ford Puma è stata abbandonata nei pressi della zona industriale. Qui sarebbe entrata in gioco Manoa De Luca: secondo gli investigatori, la donna si sarebbe recata sul posto per recuperare il marito, come dimostrerebbero i suoi movimenti anomali quella mattina, registrati attraverso sistemi di videosorveglianza e ricostruiti dai carabinieri. La De Luca, solitamente non abituata a frequentare quella zona, sarebbe stata avvistata sia da sola sia in compagnia di un uomo, presumibilmente il marito Luigi Di Donato, che l’accusa ritiene essere stato uno degli autori materiali del colpo.

SEQUESTRI E ANALISI

La Ford Kuga intestata a Manoa De Luca è stata sottoposta a sequestro. Attraverso l’analisi del sistema di navigazione del veicolo, gli investigatori cercheranno di ricostruire con precisione gli spostamenti effettuati dalla donna il giorno del furto. Anche gli smartphone e i dispositivi elettronici sequestrati agli indagati saranno esaminati, nella speranza di trovare messaggi, chiamate o geolocalizzazioni utili a confermare il presunto coinvolgimento dei soggetti. La consulenza tecnica su questi dispositivi è stata affidata all’ingegnere Davide Ortolano.

INTERROGATORI E LINEE DIFENSIVE

Il vigilante Walter Pardi è stato il primo degli indagati a essere interrogato e ha negato ogni accusa, dichiarandosi estraneo ai fatti. Tuttavia, il contenuto del verbale è stato secretato per proteggere l’integrità delle indagini. Anche gli altri indagati, assistiti dai rispettivi avvocati, hanno iniziato a collaborare con gli inquirenti e avranno l’opportunità di fornire le loro versioni durante i prossimi interrogatori.

LE ACCUSE DELLA PROCURA

Gli elementi raccolti finora dipingono un quadro dettagliato di un piano criminale ben orchestrato, che coinvolgerebbe sia il vigilante complice che un gruppo di supporto logistico. Manoa De Luca si trova al centro dell’attenzione per il suo presunto ruolo cruciale nel recupero del denaro e nel favorire la fuga del marito. Se le accuse saranno confermate, la donna dovrà rispondere di gravi reati, tra cui favoreggiamento, complicità nel furto e associazione a delinquere.

UN MISTERO ANCORA APERTO

L’analisi dei dati raccolti sarà cruciale per stabilire la verità su quanto accaduto. Gli inquirenti stanno lavorando per identificare eventuali altri complici e fare luce sui dettagli ancora oscuri di un colpo che ha scosso l’intera comunità abruzzese. Mentre il processo investigativo continua, resta aperta la domanda su come una donna apparentemente lontana da ambienti malavitosi  sia finita coinvolta in un raid così clamoroso.

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