Tragedia nel mondo del basket: muore in campo promessa 16enne

Tragedia nel mondo del basket: Eugenio Rossetti, una giovane promessa dell'Asd BaskeTrieste, è morto in campo per un infarto durante una trasferta a Brescia. Il ragazzo aveva soltanto 16 anni.

Tragedia nel mondo del basket: muore in campo promessa 16enne

Il mondo del basket si stringe attorno ai familiari di Eugenio Rossetti, un ragazzo di soli 16 anni stroncato all’improvviso da un infarto durante una partita in quel di Brescia. Eugenio era una giovane promessa della società friulana Asd BaskeTrieste, ed era riuscito ad esordire tra gli under 20 nonostante fosse solo un classe ’99 proprio nel match che gli è stato fatale.

La tragedia si è consumata nella serata di lunedì 11 ottobre, quando il giovane ha accusato un malore in campo. Da lì la corsa disperata all’ospedale del capoluogo lombardo dove però il ragazzo è morto a causa dell’arresto cardiaco, senza che i medici potessero fare nulla per salvargli la vita.

Erano da poco passate le 21 quando Eugenio, amante del basket fin da bambino, stava finalmente per coronare il suo sogno: riuscire ad esordire tra gli atleti più grandi e guadagnarsi così le attenzioni della Pallacanestro Trieste 2004, compagine che attualmente milita in Serie A2.

La partita metteva a confronto la sua BaskeTrieste contro la New Best Mazzano proprio nel palasport di Mazzano, ma nel secondo quarto la situazione è precipitata: Eugenio ha sentito una forte fitta al petto e si è fermato all’improvviso, crollando sul parquet. I soccorsi sono stati immediati, ma l’assenza di un defibrillatore all’interno del palazzetto sportivo ha con ogni probabilità segnato la condanna a morte del 16enne. Al suo arrivo in ospedale infatti era già troppo tardi.

Una volta appurata la morte di Eugenio, i genitori hanno dato l’assenso a procedere con l’espianto degli organi per fare del ragazzo un donatore, affinché la sua morte non risulti vana. Nonostante il fatto che ora qualcun altro potrà continuare all’ex promessa del basket friulano, rimane il forte la sensazione che si sarebbe dovuto e potuto fare di più visti i precedenti di altri atleti stroncati da malori analoghi, proprio per l’assenza in loco di defibrillatori.

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