Partiamo da un assunto imprescindibile: purtroppo la Juve ha dovuto fare una preparazione pessima, in materia di tempistiche. Ed è una postilla necessaria per poter iniziare a comprendere le radici del tragico avvio di campionato bianconero, con zero punti conquistati nelle prime due giornate.
Dopo aver giocato tutte le partite del calendario l’anno scorso, il dover disputare la Supercoppa in piena estate (giocata peraltro in terra asiatica, per esigenze di marketing) ha fatto sì che si accorciassero ulteriormente tutti i tempi di recupero, e si dovesse forzare con i carichi di lavoro per arrivare pronti all’appuntamento.
Anche la Lazio (l’altra squadra impegnata nella Supercoppa) non se la passa bene a condizione fisica, non a caso, sebbene i biancocelesti non abbiano giocato quanto la Juve-vincitrice della Coppa Italia e finalista in Champions League-nella scorsa stagione. Questo per sottolineare che sì, la partenza della banda-Allegri è stata senz’altro da incubo, ma in questo momento la Juve sta giocando con Padoin regista. E già questo basterebbe a spiegare molte cose.
Ma arriviamo alle scelte di mercato, che hanno diviso opinionisti e tifosi come non accadeva ormai da molto tempo. Capitolo Mandzukic: il croato, pagato 19 milioni più 2 di bonus, rappresenta davvero la soluzione giusta per l’attacco? Sì, ma con riserva. E spieghiamo anche perché.
La dirigenza della Juventus intendeva sostituire il peso specifico di Tevez, non tanto il giocatore in sé-perché tecnicamente il suo erede naturale designato è Dybala-quanto il suo spessore internazionale. Volevano un attaccante forte, con un curriculum che non fosse quello di un giovane in rampa di lancio, o di un buon giocatore non abituato alla titolarità in certe partite. Sotto questo aspetto, Mandzukic era effettivamente un ottimo profilo.
Vale i 21 milioni spesi per lui? In questo mercato gonfiato, la risposta è sì. Ma attenzione: il croato non è molto più incisivo rispetto a Morata e Dybala, sebbene possa offrire soluzioni di gioco diverse rispetto ai due giovani talenti. Quindi Mandzukic ok, ma rimane la sensazione che si sarebbe potuto confermare Llorente per il ruolo di ariete, e tenere quei 21 milioni per un centrocampista in grado di dare fosforo alla manovra bianconera.
Sotto questo aspetto, vedere com’è entrato Gundogan nella sfida contro la Polonia-per chi si fosse perso la partita, il centrocampista del Borussia ha improvvisamente acceso tutte le luci del centrocampo tedesco non appena ha messo piede sul rettangolo di gioco-fa venire ben più d’un rimpianto.
Passiamo all’addio di Coman con annesso arrivo di Hernanes, e diciamo subito: giusto a cedere il francese a quelle cifre. Ma solo se prendi chi vuoi arrivare a prendere. Spieghiamo meglio il concetto: una grande società, se decide di vendere un Calhanoglu, o un Volland, o un Arnold, lo fa per andare a prendersi Reus, o Neymar, o De Bryune. Non per finire col portarsi a casa un Lavezzi.
Invece è proprio ciò che la Juventus ha fatto: ha sacrificato un giovane dal futuro radioso (giusto a quelle cifre), ma per andare a prendere un ultratrentenne che non è un giocatore capace di spostare gli equilibri con le grandi d’Europa. A quel punto o si acquista un ottimo giovane che può diventare un campione, o si punta forte su un giocatore già affermato ma capace di competere-a livello di caratura-con i pari ruolo delle big d’Europa. Ed Hernanes (pur essendo un ottimo giocatore) non è né l’una né l’altra cosa.
Inutile nascondersi dietro un dito: sotto il punto di vista della ricerca del famigerato “Numero 10”, la Juve ha fallito clamorosamente. Ed ha provato a nascondere tutto sotto il tappeto affidando a Pogba la “maglia dei sogni” (palese soluzione di ripiego per non lasciarla senza un erede), e portandosi a casa un classe ’85 che fenomeno non lo è mai stato.
Certo, Allegri voleva un trequartista. Ma quando ordini un filetto al pepe verde, e ti ritrovi davanti ad una braciola, non puoi certo dire di essere stato pienamente accontentato.
Ottimo invece l’arrivo di Dybala, e Cuadrado in prestito è senz’altro un affare da applausi. Così come appaiono giustificate le scelte di riscattare interamente Pereyra e di riportare alla base Rugani, respingendo ogni offerta del Napoli, che aveva spinto l’offerta fino a 25 milioni per tentare di strappare il ragazzo ai bianconeri. Khedira acquisto sfortunato, ma il tedesco dai muscoli di cristallo potrà dire la sua nella prossima stagione, se lo staff medico ed Allegri riusciranno a gestirlo con oculatezza.
Senza infamia né lode, infine, l’arrivo di Zaza. Onesto attaccante, ma nulla più: l’impressione è che sia arrivato alla Juve più per ripagare il “debito d’onore” contratto a suo tempo col Sassuolo (ricordiamo che in ballo tra le due società rimane ancora Berardi, giocatore enormemente più talentuoso rispetto alla punta di Policoro), che per una reale necessità. Ma il mercato, si sa, è anche questo.
Voto finale? 6,5. Era necessario rinnovare la squadra, per non fare la fine dell’Inter post-Triplete, ed è stato fatto egregiamente nella prima sessione di calciomercato. Ma il “pasticcio del N°10”, ahimé, abbassa irrimediabilmente la media.