Che Luis Muriel fosse un talento potenzialmente enorme lo si era capito sin da subito, dalle sue prime apparizioni con la maglia del Lecce: classe, tecnica, dribbling funambolici e 7 goal segnati in 29 partite, conditi da ben 8 assist. Aveva vent’anni, il colombiano, e di fronte a lui si stavano aprendo le porte di una Carriera con la “C” maiuscola. Era il 30 Gennaio 2012 quando l’Udinese decise di rilevare la proprietà del suo cartellino (dopo una precedente esperienza in Friuli dello stesso Luis), lasciandolo però in prestito al Lecce fino a fine stagione, così da farlo maturare in un ambiente che lo vedeva già protagonista.
Ma la stagione 2012/13, quella che doveva sancire la sua consacrazione in una squadra di buon livello, iniziò nel peggiore dei modi: rottura del femore, dopo sole due giornate di campionato. Così il colombiano dovette stare fermo ai box per quattordici turni, tornando a giocare solo a Dicembre, in occasione della 17° di campionato contro il Palermo. Farà due partite di rodaggio Luis, giusto per abituarsi alla nuova realtà, prima di esplodere: goal in serie ad Atalanta, Inter e Fiorentina, bersagli mica da poco. Tre centri in tre partite consecutive, ed il giovane colombiano diventò ben presto l’idolo dei tifosi.
Farà gonfiare la rete 11 volte in tutto nel corso di quel campionato, disputando 22 partite, media goal di uno ogni due incontri. Mica male, per un 21enne. Ad Udine ne erano convinti: avevano la loro gallina dalle uova d’oro, l’ennesima. Guidolin si sbilanciò molto nei suoi confronti: “Può diventare più forte di Sanchez”. D’altronde i segnali c’erano tutti. Ma ciò che non era stato messo in preventivo, erano le difficoltà caratteriali del ragazzo, e la sua pericolosa compulsione nei confronti del junk food.
Perché Muriel, abbagliato da quel successo improvviso, smise ben presto di condurre una vita da atleta, abbandonandosi alle gozzoviglie ed agli eccessi a soli 22 anni. Troppo presto per fare baldoria, anche se vieni considerato il “nuovo Ronaldo” (quello vero). Il peso di Muriel, improvvisamente lievitato, inficerà irrimediabilmente le sue prestazioni con la maglia dell’Udinese: 24 partite, 4 miseri goal ed un assist a referto. Troppo poco per uno con le sue potenzialità.
Nel marasma generale arrivò anche la denuncia del suo allenatore, Serse Cosmi: “Muriel è malato, deve farsi curare”. Sì perché Luis venne beccato nascosto in macchina, prima di un allenamento, ad ingozzarsi di patatine e di altro cibo spazzatura. Inequivocabile sintomo del fatto che qualcosa non andava. E poi la stangata: la mancata convocazione per i Mondiali in Brasile, e quel baratro che si avvicinava sempre di più. Pessime sensazioni confermate nella stagione 2014/15: undici apparizioni nell’Udinese, un goal. Sempre peggio. E poi un nuovo infortunio, le incomprensioni con la piazza, un ambiente divenuto incredibilmente ostile.
La mancanza di ossigeno. Muriel ha rischiato seriamente di perdersi; fino a quando la Sampdoria non gli ha dato una seconda possibilità. Suo mentore Mihajlovic, che ha fatto espressamente il suo nome al presidente doriano Ferrero: “Voglio lui, questo può arrivare a fare un goal a partita. Lo raddrizzo io”. E così è stato. Con la Sampdoria, Muriel è improvvisamente tornato ad essere quello di Lecce, e del primo periodo ad Udine. Ha risolto i suoi problemi di peso, ed è tornato con la testa sul calcio.
“Sono molto contento di come stanno andando le cose […] Volevo tornare protagonista e giocare con continuità, quando sono arrivato alla Samp. E ci sono riuscito. Ora l’obiettivo è riconquistare la maglia della Nazionale, mi piacerebbe partecipare alla Coppa America”. Queste le dichiarazioni del colombiano, rilasciate a GazzettaTV in occasione dell’evento “Colombia te quiero Ver”. “Eto’o è un grandissimo campione-ha poi continuato Luis-ed una grande persona. Sto davvero imparando tanto da lui in questi mesi”.
Muriel sembra quindi aver messo la testa a posto, ed il verdetto del campo finora è certamente positivo: non tanto per i goal (4 in 211 minuti giocati, pressappoco uno ogni due partite e mezza, c’è da migliorare), quanto per l’atteggiamento propositivo visto in campo, e per le giocate di gran classe che è tornato a dispensare ai compagni, guadagnandosi in più di un’occasione la palma di migliore in campo dell’attacco blucerchiato. Dopotutto, Luis ha solo 24 anni, ed il futuro per lui, se continuerà di questo passo, potrà tornare ad essere radioso.