Dopo la semifinale vinta su Tomas Berdych, sembrava proprio che Rafa Nadal potesse tornare ad esprimersi ad alti livelli. Invece, dopo la finale con Andy Murray, il maiorchino mette di nuovo i piedi per terra. 6-3, 6-2 il risultato, per di più in casa di Nadal, che dà a tutti l’idea di quanto lo spagnolo non sia proprio più quello di una volta.
Monte Carlo e Barcellona erano state delle avvisaglie, Madrid la conferma: se Nadal era riuscito a nascondere i suoi limiti durante il torneo, questi sono venuti prepotentemente a galla contro il miglior Murray di sempre sulla terra rossa. E la crisi di Nadal, fisica e psicologica, sembra non avere fine: lentezza negli spostamenti, certo, ma anche una mancanza di quella grinta che è stata il punto di forza del maiorchino nel corso della sua carriera. Alla vigilia di Roma e Parigi, è il caso di parlare di allarme rosso.
Dall’altra parte, invece, troviamo lo scozzese Murray che, in semifinale come nel match di stasera, ha fatto vedere la miglior versione di se stesso sul rosso: non è un caso che questa fosse la sua prima finale su questo terreno. Secondo titolo stagionale per lui, dopo Monaco di Baviera: sembra che l’allenamento del duo Mauresmo-Bjorkman stia dando i frutti sperati. Oltre alle grandi qualità difensive, Murray sta proponendo negli ultimi tempi un gioco altamente propositivo: un connubio che fa di lui l’antagonista di Djokovic, in questo momento.
Partita gestita con grande tranquillità, quella di Madrid, con Murray che strappa un break a Nadal e lo gestisce fino a vincere 6-3 il primo set. Chi si aspettava una reazione di Nadal nel secondo, ha invece visto il crollo definitivo dello spagnolo: impietoso il parziale di 4 game a 0 con cui Murray va a vincere set e partita. Dopo 10 anni e 9 giorni, Rafa Nadal esce addirittura dalla top 5 della classifica ATP (sarà 7°). E’ Murray, come dicevamo, l’antagonista di Djokovic, sperando che queste vittorie abbiano definitivamente scrollato il senso di inferiorità che lo scozzese sembra soffrire nei confronti col serbo.