Calcio, accusa-choc di Adebayor: “Mia famiglia mi vuole morto”

L'attaccante del Tottenham Emmanuel Adebayor si è sfogato su Facebook, raccontando per la prima volta i particolari dei suoi problemi familiari: "La mia famiglia mi ha sempre sfruttato, si sono già divisi l'eredità per quando morirò"

Calcio, accusa-choc di Adebayor: “Mia famiglia mi vuole morto”

L’attaccante togolese Emmanuel Adebayor, eterna promessa mai esplosa dopo aver ben figurato con la maglia dell’Arsenal, ha rivelato particolari scioccanti riguardo al rapporto con la sua famiglia residente in Africa. L’ex stella dei Gunners, ora di proprietà del Tottenham, è spesso salito alla ribalta delle cronache per vicende e dichiarazioni quanto mai bizzarre, come quando nel 2007 dichiarò: “Se Henry giocasse ancora qui, mi farebbe da riserva”.

Un anno dopo, Henry vinse la Champions League da titolare con il Barcellona, mentre Adebayor non arriverà a vincere altro che una Coppa del Re mentre era in prestito al Real Madrid nel 2011 (l’equivalente della nostra Coppa Italia); da comprimario, giocando soli 60 minuti in tutta la competizione, senza poi essere riscattato dalle Merengues. Per ora, a 31 anni suonati, è rimasto il suo unico trofeo in carriera.

Tuttavia, stavolta non sono state l’arroganza o l’eccentricità a far parlare del controverso calciatore togolese, bensì le sue dichiarazioni rilasciate in merito al rapporto con la famiglia. Emmanuel non ha scritto un libro, cosa che peraltro va molto di moda di questi tempi (soprattutto per chi è assolutamente ignorante in materia di buona scrittura, e vede nei congiuntivi degli straordinari mulini a vento), né ha concesso interviste.

Ha piuttosto deciso di sfogarsi su Facebook, raccontando apertamente del suo rapporto conflittuale con i familiari che vivono in Africa, e dai quali, secondo lo stesso Adebayor, è stato costantemente sfruttato per tutto il corso della sua carriera. “Per molto tempo ho tenuto queste storie per me, ma oggi penso valga la pena condividerle con voi-ha annunciato il giocatore, mediante il suo profilo Facebook-E’ vero che le questioni di famiglia dovrebbero risolversi in famiglia, e non in pubblico, ma lo faccio perché spero che tutte le famiglie possano imparare da cosa è successo alla mia”.

E’ una storia strana quella raccontata da Adebayor, costellata di litigi e di umiliazioni, alle quali lui, nonostante fosse l’unica “la star della casa”, si è costantemente sottoposto senza fiatare: “Nel 2005 organizzai un incontro per risolvere le nostre questioni di famiglia. Quando ho chiesto ai miei parenti la loro opinione, mi hanno detto che avrei dovuto far costruire una casa per ciascuno, e dare loro uno stipendio mensile”.

C’è poi il racconto sulle speculazioni riguardanti la malattia del fratello Peter: “Due anni fa ero in Ghana, quando mi arrivò la notizia che mio fratello Peter era molto malato. Ho guidato il più velocemente possibile verso il Togo per incontrarlo ed aiutarlo. Quando sono arrivato, mia madre mi ha detto che non potevo vederlo: avrei dovuto semplicemente darle dei soldi, e lei avrebbe risolto tutto”. Facile intuire come sia poi andata a finire: “Dio solo sa quanti soldi le ho dato quel giorno. La gente dice che non ho fatto niente per salvare mio fratello. Allora sono uno scemo che guida due ore verso il Togo per niente?”.

E come spesso accade quando c’è in ballo una cospicua eredità, sembra che i familiari di Adebayor non stiano aspettando altro che la sua morte. “Io sono ancora vivo-denuncia infatti Emmanuel-e loro si sono già spartiti le mie proprietà, nel caso dovessi morire”. Non esattamente un esempio perfetto di calore familiare; tant’è che per un attimo il mondo intero, sul web, ha dimenticato l’Adebayor spaccone e mezzo analfabeta, che parlava un inglese non esattamente oxfordiano, e si candidava quale futuro pallone d’oro sull’entusiasmo per una semplice doppietta dopo intere giornate di digiuno dal goal.

E’ rimasto solo Emmanuel Adebayor, la persona, nella sua infinita tristezza. Con alle spalle una famiglia che non aspetta altro che vederlo sotto terra, per poter incassare l’assegno.

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