Witsel, gioco sporco dello Zenit con la Juventus. Ma il mercato resta stellare

Il nome di Axel Witsel è stato forse il leitmotiv più insistente dell'estate bianconera: cercato per mesi da Marotta e Paratici, il nazionale belga ha flirtato a lungo con la Juventus. Ma alla fine è arrivata la doccia fredda per entrambi.

Witsel, gioco sporco dello Zenit con la Juventus. Ma il mercato resta stellare

Axel Witsel e quel matrimonio che non s’aveva da fare. Diventa quasi banale di questi tempi citare il celeberrimo capolavoro di Manzoni in chiave calciomercato, ma è pur vero che nella trattativa per riuscire a portare il nazionale belga alla corte di Massimiliano Allegri, lo Zenit la parte del bravo doc l’ha recitata alla perfezione. Il ragazzo è stato infatti bloccato all’ultimo momento, dopo aver passato ben 13 ore in compagnia dei dirigenti juventini, nell’attesa di poter finalmente firmare quel benedetto contratto.

Invece, nulla: dietrofront inspiegabile dei russi ed affare saltato. Almeno fino a Gennaio.

Eppure l’offerta della Juve era più che congrua, era quasi esagerata: 21 milioni (18+3 bonus) per un giocatore che sarebbe andato in scadenza contrattuale a giugno 2017. Quasi una follia a livello teorico, non fosse stato per l’esigenza numerica di integrare in rosa un altro centrocampista capace di fare entrambe le fasi, e che avesse fosforo a sufficienza da mantenere alta la qualità del gioco juventino.

Proprio per questa ragione la Juve, in un mercato già folle di per sé, aveva deciso di mettere la ciliegina sulla torta e pagare un prezzo assolutamente fuori mercato per un giocatore che, a conti fatti, avrebbe rappresentato la degna conclusione di una campagna acquisti a dir poco faraonica.

Perché checché ne dicano gli onnipresenti detrattori, Axel Witsel o meno, un mercato come questo dalle parti di Galileo Ferraris non si vedeva sin dai tempi di colui che non si può nominare; ed anche allora non è che sessioni come quella appena conclusa fossero cosa di tutti i giorni.

Quest’anno insomma la premiata ditta Marotta&Paratici è riuscita quantomeno ad eguagliare quell’onnipresente ombra che, ad ogni apertura delle trattative, incombeva come un anacronistico mantra sulle bocche d’ogni malavoglia: “Quando c’era lui…”. Fatto sta che lui, per fortuna della Juventus (e di tutto il movimento calcistico italiano) non c’è più, ma i due dirigenti ex Samp sono riusciti a raccoglierne il testimone in maniera egregia.

Tant’è che il mancato arrivo di Witsel, un giocatore che attualmente sarebbe capace di spostare gli equilibri del centrocampo in almeno 18 delle 20 squadre di Serie A, è stato incassato con una seraficità quasi disarmante. Tranquillità che può essere presto spiegata semplicemente snocciolando il riepologo del mercato Juventus alla voce “arrivi“.

Se da una parte lo scontento Paul Pogba è stato ceduto al Manchester United per la cifra record di 105 milioni di euro, ed il Real Madrid ha preteso di riportare alla base un Morata letteralmente esploso in bianconero, d’altro canto è arrivata a Torino una carrellata di acquisti dal tasso tecnico elevatissimo.

Partendo dalla difesa, Benatia è un giocatore che ha già dimostrato ampiamente il proprio valore, molto più che un semplice “usato sicuro” (basti rivedere gli highlights della sua partita contro la Fiorentina), l’ex blaugrana Dani Alves ha portato qualità ed esperienza sulla fascia destra mentre il riscatto di Lemina – praticamente obbligato – a 9,5 milioni può preludere ad una futura plusvalenza, o in alternativa all’innesto di una nuova, importante pedina nel centrocampo di Allegri.

Sempre a centrocampo è arrivato un campione del calibro di Miralem Pjanic, 10 goal e 12 assist nell’ultima stagione a Roma in 33 presenze, praticamente a conti fatti il miglior giocatore dell’annata giallorossa. Al 26enne bosniaco, pagato 32 milioni al pronti-via, verranno affidate le chiavi del centrocampo, con la consapevolezza di essersi portati a casa un giocatore ormai maturo e dotato di una qualità tecnica (tra sensibilità di piede e capacità di leggere il gioco) che può vantare pochi rivali in giro per il globo.

Salendo sulla linea della trequarti ci si imbatte nei “gemelli diversi” Cuadrado e Pjaca, due funamboli da spot della Ringo che, pur provenendo dagli estremi opposti del pianeta, sul campo parlano la stessa lingua: corsa, esplosività e dribbling ubriacanti sono le caratteristiche peculiari dei due esterni juventini, il cui compito sarà quello di scardinare le difese avversarie a suon di finte e sgroppate più o meno in solitaria.

Lì davanti, last but not least, il nuovo recordman del campionato italiano, quel Gonzalo Higuain che nella scorsa stagione riuscì a timbrare il cartellino per ben 36 volte in 35 presenze di Serie A. Non un semplice attaccante, ma L’Attaccante, quello che Allegri – e tutto il popolo juventino – sognavano per poter legittimamente tentare l’assalto alla tanto agognata Champions League.

La Juventus senza Pogba potrà dunque continuare a contare su un centrocampo di livello straordinario, con Marchisio, Pjanic e Khedira a reggere il gioco di una squadra che si è ulteriormente rafforzata sia in attacco che in difesa, aumentando peraltro anche il tasso qualitativo della panchina. In attesa che giovani promesse come Rugani, Sensi, Mandragora e Berardi possano arrivare a dire la loro in bianconero.

Witsel o meno insomma, il mercato Juve merita il voto più alto tra quelli assegnati a tutte le squadre di A: in attesa del verdetto del campo, la regina del mercato è indubbiamente la formidabile creatura di Marotta e Paratici. A prescindere dal belga.

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