Euro 2016, Italia – Spagna 2:0. Gli azzurri ribaltano i pronostici e volano a Bordeaux

Un goal per tempo e passa la paura: l'Italia scaccia i fantasmi, batte la spagna e vola ai quarti di finale di Euro 2016 grazie ad una super prestazione collettiva. E per le furie rosse ora è notte fonda.

Euro 2016, Italia – Spagna 2:0. Gli azzurri ribaltano i pronostici e volano a Bordeaux

Italia Spagna 2:0, è tripudio azzurro: la Nazionale di Antonio Conte di ha sfoderato una delle migliori prestazioni dell’era del CT leccese (già promesso sposo del Chelsea), imponendosi sulle Furie Rosse grazie alle firme di Chiellini e Pellè. E per la Spagna, reduce da un Mondiale giocato al di sotto delle aspettative, ora è crisi nera.

Al triplice fischio, dalla panchina tutti sono saltati in piedi come se avessero già vinto l’Europeo; in realtà il cammino è tutto in salita, il tabellone non sorride ed a Bordeaux i ragazzi di Conte si troveranno di fronte la Germania schiacciasassi di Low. Ma la gioia, guardando i precedenti, appare più che giustificata.

Nel 2012 infatti, proprio la nazionale iberica mise l’Italia in un frullatore, proprio nella partita più importante: la finale. All’Olimpico di Kiev le speranze erano altissime, ma gli spagnoli sfoderarono una prova di forza imbarazzante, mandando a casa la spedizione azzurra con un quattro a zero che non ammetteva repliche.

Volendo poi sottolineare che l’ultimo trionfo in una partita ufficiale contro la Spagna era datato addirittura 9 luglio 1994, il quadro si completa: da quasi 22 anni la nostra Nazionale non riusciva ad imporsi sugli spagnoli. Un’astinenza che ha certamente contribuito a fornire enormi motivazioni agli azzurri, tantopiù dal momento che in panchina siede un signore che, in quanto a capacità di trasmettere la giusta carica, non è secondo a nessuno.

Perché Antonio Conte avrà certamente i suoi limiti come allenatore, il suo percorso di maturazione non è ancora completo e l’esperienza inglese potrà arricchirlo ancora; ma sin dai tempi di Bari si è sempre distinto come un motivatore straordinario.

Quella con gli spagnoli poi era una di quelle partite che, come amano ripetere i giocatori sfruttando una fortunata locuzione prettamente calcistica: “si prepara da sola“. Tant’è che, nonostante il netto divario tecnico sulla carta, la Nazionale italiana è riuscita ad annullare la Spagna per oltre un’ora di gioco, mettendo un campo una prestazione non soltanto di corsa e grinta, ma soprattutto di enorme disciplina tattica.

Perché è proprio negli schemi, nelle sfumature, nell’interpretazione della partita che gli azzurri hanno soverchiato gli iberici. Il resto l’hanno fatto le prove straordinarie dei singoli: il blocco bianconero in difesa non ha concesso quasi nulla (con De Sciglio outsider d’eccellenza, ma che il ragazzo giocasse in un’altro club ieri non s’è proprio notato), ed il “gorillaChiellini si è persino tolto la soddisfazione di segnare la rete che ha aperto le danze.

Ma proprio da quella marcatura si può evincere lo spirito con cui l’Italia è entrata in campo: bordata di Eder, respinta corta di De Gea, e sulla ribattuta erano pronti a sfondare la rete ben due italiani (Giaccherini e Chiellini per l’appunto) contro un solo giocatore spagnolo. Perché l’Italia si è difesa con ordine, ma quando è stato il momento di ripartire l’ha fatto quasi a pieno organico sin dal primo minuto di gioco, alla faccia delle (oramai banalizzanti) accuse di catenacciari.

Certo, contro la Spagna non si poteva non soffrire per 90′, specie dopo l’uscita di De Rossi (a rischio contro la Germania) e l’entrata in campo di Thiago Motta (ammonito, salterà il match contro i tedeschi). Ma anche quando gli uomini di Del Bosque hanno premuto la “diga” ha retto, e sulle uniche due crepe della difesa azzurra ha risposto presente un “sanGigi Buffon (Chiellini docet): 38 primavere e sentirne forse la metà.

Perché la qualificazione ai quarti di finale della Nazionale italiana è passata anche dei suoi guantoni. Ed ora, una delle selezioni meno talentuose dal secondo dopoguerra in poi sarà chiamata al doppio miracolo contro la Germania. Niente giri di parole: la sfida è proibitiva, avremo di fronte i Campioni del Mondo in carica nonché la Nazionale favorita per la vittoria finale del torneo.

Ma l’obiettivo è provarci. Ed anche qualora andasse male, una cosa è certa: questa non sarà la squadra più bella degli ultimi tempi (il paragone con l’Italia del 2006 è impietoso), ma Antonio Conte è riuscito ad amalgamare un gruppo vero, a trasmettere uno spirito di fratellanza autentico ai suoi giocatori. E se ciò non può di per sé bastare a vincere sul campo, sarà comunque più che sufficiente a strappare applausi senza riserve al ritorno in patria, viste le premesse iniziali; a prescindere da come andrà a Bordeaux.

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