Non è vero che ci si abitua. Non è vero che si accetta la perdita di un caro. Non ci si rassegna mai, nemmeno quando il tuo genitore è molto anziano, nemmeno quando sai che è molto malato e che non può farcela ancora per molto. Non ci si rassegna mai all’assenza delle persone che amiamo.
Come potrebbe un figlio rassegnarsi di fronte alla morte della propria mamma ancora molto giovane? Come può un figlio rendere più leggera l’aria di quella stanza d’ospedale sul cui letto giace la mamma che respira a fatica e che dopo qualche ora sarebbe morta?
La soluzione risiedeva nelle corde della sua chitarra, per riportarla indietro nel tempo a quando lui era solo il suo bambino che strimpellava lo strumento. Ma ora invece è un uomo e deve accettare il fatto che lei sta andando via per sempre.
Deve farlo, glielo deve per tutto quello che lei ha fatto per lui. Deve prenderla per mano ed accompagnarla a quella porta dove finalmente può riposare in pace e liberarsi di ogni sofferenza e lo farà accompagnata dalla sua canzone preferita suonata dal figlio che ama tanto.
Il ragazzo tenta di non commuoversi mentre suona e canta il brano “I’m already home” di Tim Mcgraws mentre sua zia, sorella della mamma, riprende quella scena come ultimo ricordo della loro vita insieme. Qualche ora dopo, alle 5.30 del mattino del 11 gennaio 2013. la donna è morta e quello era l’ultimo saluto che il figlio aveva voluto regalarle.
Altrettanto interessante sarà vedere l’ultimo saluto straziante di una mamma alla figlia che sta per morire. Anche in questo caso si tratta di un momento molto emozionante che viene vissuto da questa mamma con tutta la forza che ha dentro per accompagnare nel modo migliore possibile la figlia alla porta del paradiso.